OREFICERIA AD AREZZO
FABBRICA GIOIELLI MADE IN ITALY

PRODUZIONE OREFICERIA
GIOIELLI, CATENE D'ORO, SEMILAVORATI





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L' OREFICERIA IN ITALIA

IL MADE IN ITALY.

La produzione italiana di articoli in metallo prezioso raggiunge da sola il 70% di quella europea. Ogni anno in Italia si lavorano oltre 500 tonnellate di oro fino, 1.400 di argento e 4 di platino. Nel settore orafo operano oltre 10.000 aziende con 40.000 addetti alla produzione di oreficeria.
La concorrenza dei paesi in via sviluppo, India e Cina in particolare, si è fatta sentire infatti anche nel settore dell'oreficeria. Nell’export mondiale di gioielli l’Italia aveva una quota di pochissimo inferiore al 30% nel ’96, nel 2004 è scesa a quota 17%; al secondo posto c’è l’India, con un 11,7% di quota mondiale, con un trend di crescita impressionante: in dieci anni ha letteralmente raddoppiato la propria quota di export. Nel 2005 con tutta probabilità le cose sono ancora peggiorate.
Comunque qualche spiraglio di ottimismo comincia di nuovo a circolare. Infatti si stima che per il 2006 ci sia stato un aumento del fatturato intorno al 67% e un incremento degli utili netti intorno al 33,5% e per il 2007 i segnali di miglioramento sono ancora più forti.
La ricetta per battere la concorrenza a basso costo dei paesi come India e Cina, per superare la cosiddetta "crisi del catename", è più o meno la stessa di altri settori del made in Italy: occorre puntare tutto sulla gioielleria di lusso, sull’alto di gamma, sul marchio del Made in Italy.

Il giro d'affari della produzione di oreficeria e gioielleria italiana ha generato nel 2003 un fatturato di oltre 5,5 miliardi di euro.
Quasi il 70% delle aziende orafo-gioielliere e l’86% degli addetti sono raggruppati in cinque regioni italiane: Veneto, Toscana, Piemonte, Lombardia e Campania. Sono quattro i principali poli produttivi: Vicenza, Arezzo, Valenza e Torre del Greco.

L'OREFICERIA A VICENZA

Il polo produttivo vicentino si è specializzato nell’oreficeria di fascia medio-alta (catene, oro cavo, stampati, etc.), con un ampliamento crescente della gamma di prodotti e uno spostamento verso le produzioni di gioielleria. L'area di diffusione è piuttosto vasta e comprende un consistente numero di imprese: più di 1.150 di cui 860 a carattere artigianale. Il tessuto imprenditoriale locale vede la presenza anche di numerose imprese di media dimensione grazie alla produzione di catename. Il 90% della merce prodotta da tutto l’oro lavorato (metà del totale importato in Italia) nel distretto è destinato ai mercati esteri nei quali la fama di Vicenza è legata soprattutto ai 18 carati e al primato nella produzione di casse per orologi (30% dell’output del distretto).

VICENZA nel 2006 PORTA L’ORO ITALIANO AL JCK DI LAS VEGAS.
Dal 3 al 7 giugno 2006 l’Hotel Venetian a Las Vegas ha ospitato 200 aziende tra le maggiori esponenti della gioielleria e oreficeria italiana, le aziende orafe che esportano il made in Italy nel mondo.
Dopo diversi anni e grazie al trend in ascesa della partecipazione delle ditte italiane, Vicenza Fiera International e JCK in collaborazione con l’Istituto per il Commercio Estero di Los Angeles, hanno concretizzato il progetto di un’area esclusiva e prestigiosa, dedicata interamente al designer e alla creatività italiani.
Il JCK Show di Las Vegas in questi ultimi anni è diventato un appuntamento importante nel calendario fieristico internazionale della gioielleria e dei preziosi, un luogo privilegiato d’incontro con i buyers per le 3.000 aziende espositrici provenienti da tutto il mondo.
Il Padiglione Italiano è stato ampiamente pubblicizzato sulle più importanti riviste del settore allo scopo si dare il giusto risalto ad una iniziativa unica del suo genere: riunire all’estero le migliori collezioni dell’Italian Jewelry in un’unica location.

L'OREFICERIA A VALENZA PO.

Leadership mondiale dell'oreficeria: la città di Valenza Po (Alessandria) vanta 1300 laboratori orafi con 7000 addetti, 30 tonnellate d'oro lavorate all'anno, una quota di esportazioni pari al 70% Pietre preziose: 80% delle pietre importate in Italia passano per Valenza Diamanti: tre quarti dell'importazione italiana viene lavorata a Valenza.
Ogni anno, nel polo produttivo di Valenza vengono lavorate circa 30 tonnellate d’oro e l’80% delle pietre preziose importate in Italia. Le dimensioni delle aziende sono ridotte, con una media di 5,6 dipendenti per azienda. I punti di forza del distretto sono un vasto patrimonio di know-how tecnico e professionale, maturato in oltre 150 anni di tradizioni orafe artigianali, la presenza di lavoratori qualificati, e la rapidità di adeguamento al mutare delle richieste del mercato.

L'OREFICERIA AD AREZZO.

Arezzo Il polo produttivo industriale toscano dell’oro è situato ad Arezzo e in altri 12 comuni tra i quali Castiglion Fiorentino, Cortona, Pergine Valdarno. Ogni anno vengono lavorate circa 230 tonnellate d’oro, equivalente alla metà dell’oro importato in Italia, per un totale di 10.000 addetti e ben 1.616 marchi presenti, di cui oltre 1.100 rappresentanti da aziende artigiane. Le aziende locali sono esperte quasi esclusivamente nella produzione di catene e monili in oro cavo.

La tradizione orafa Aretina ha origini antichissime, in quanto già le antiche popolazioni etrusche si dedicavano alla lavorazione dell'oro e svilupparono delle tecniche e delle maestrie che ancora oggi vengono utilizzare. E fono da tempi remoti Arezzo è caratterizzata dalla presenza di numerose botteghe orafe, che lavorano su commissione e si dedicano principalmente alla realizzazione di opere sacre.
All’inizio del secolo scorso esistevano ad Arezzo pochissime laboratori orafi localizzati nel centro storico della città. I laboratori orafi più noti erano quelli dei Borghini e dei Prosperi. La produzione era basata soprattutto su lavori di arte sacra (lampade votive, residenze eucaristiche), ma anche la produzione profana riscuoteva un notevole successo commerciale: anelli ed orecchini in stile 'chianino', cioè parures composte da anello, orecchini, collana con pendente, bracciale e spilla e tutti erano realizzati con sottili lamine d’oro rosè (a bassa caratura) modellati a volute e decorati con perle quasi sempre false e con vetri colorati ispirati alla Belle époque. La produzione era destinata esclusivamente al mercato locale e la lavorazione tipicamente artigianale spesso creava dei veri gioielli.
Un cambio di prospettiva considerevole si ebbe nel 1926 con la fondazione della Gori & Zucchi, prima azienda orafa della provincia di Arezzo, destinata a diventare la più grande produttrice di oggetti in oro del mondo. All'inizio i lavori in oro erano fatti con particolare cura dei particolari, concepiti con un’ottica artigianale che privilegiava la qualità. Nel 1934 fu assegnato alla Gori % Zucchi il primo marchio di fabbrica della provincia di Arezzo, per il settore orafo, 1AR. Fu in quegli anni che la fabbrica cominciò per la prima volta a meccanizzare la produzione di alcuni oggetti, adottando nuove tecniche (stampato e tranciato) diverse dalle tradizionali. Alla fine degli anni ‘30 la Gori & Zucchi contava circa 50 operai, una notevole dimensione per una azienda che produce oggetti in oro, e continuava a crescere con ritmi incessanti. Ma con la Seconda Guerra Mondiale il bombardamento di Arezzo del 1944 distrusse completamente lo stabilimento.
Tuttavia la rinascita dell’azienda dalle sue ceneri mise in evidenza la solidità di un’impresa destinata a fungere da trampolino di lancio per l'economia aretina degli anni a seguire. Grazie alla spinta innovativa della Gori & Zucchi nel corso del dopo guerra ad Arezzo e dintorni nacquero aziende orafe di piccole e medie dimensioni per la produzioni di manufatti orafi. Si creò il cosiddetto "Distretto Orafo Aretino" che fu efficiente per tutto il decennio degli anni ’90, con un forte sviluppo sui mercati dei paesi emergenti Venezuela, Medio Oriente, Russia.
Il grande sviluppo degli anni ’90, anche in termini di numero di imprese orafe cresciute fino a1898 nel 1997, ha subito però un inceppamento con la fine del decennio. Un brusco calo della domanda per carenza di mercati di sbocco, ha prodotto un calo della produzione e la crisi ha determinato la chiusura di molti laboratori e piccole imprese orafe. Nel 2003 le imprese orafe censite erano calate a 1120.
La produzione di catename in genere, praticamente prodotto unico dagli anni ’90 in poi, aveva generato sì un incremento dei fatturati ed un proliferare delle imprese, ma nel medio periodo ha comportato una crisi causata da un prodotto troppo semplice per poter competere sul mercato con i prodotti a basso costo dei paesi emergenti.
Una volta diminuita la domanda di prodotto, si è assistito alla caduta improvvisa della produzione orafa dovuto anche alla mancanza di una diversificazione. Dalla cosiddetta "Crisi del catename" sono sopravvissute quelle fabbriche di Arezzo che avevano puntato di più su quei gioielli in oro di qualità, gioielli lavorati artigianalmente sui quali si montano pietre preziose, che conferiscono ulteriore valore aggiunto, e sono più facili da vendere con il marchio del Made in Italy.

Tra le fabbriche di oreficeria di Arezzo che non hanno conosciuto la crisi del catename, spiccano solo alcune aziende orafe, sono quelle fabbriche di oreficeria e gioielli in oro e pietre preziose, che hanno cercato di esprimere al meglio i dettagli tecnologici, innovativi e stilistici caratterizzanti il Made in Italy presentando gioielli innovativi, tecnologicamente avanzati e sensibili al gusto del consumatore e distinguendosi per l'altissima qualità delle pietre preziose utilizzate, abbinata ad una fine lavorazione dei migliori maestri orafi 'Italia.

Il settore orafo aretino oggi spicca per la qualità dei prodotti, per le competenze di realizzazione, per la perizia e per il mix sapiente tra passato e futuro che è stato saputo applicare alle creazioni. Negli anni Novanta è nata una nuova tecnologia nel sistema produttivo orafo, l'elettroformatura o galvanoplastica, con essa si realizzano gioielli di grande effetto e incredibile leggerezza e con forme che sarebbero molto difficili da realizzare con altre tecniche, infatti con l'elettroformatura si producono oggetti mediante la elettrodeposizione di un metallo su un modello (matrice) capace di condurre la corrente elettrica. Questi oggetti sono realizzati utilizzando, come matrici, fiori e vegetali freschi. Dopo la selezione per forma e dimensione, fiori foglie e frutti vengono resi conduttori elettrici tramite un trattamento di impregnazione, che si avvale di una formula esclusiva a base di resine e polveri metalliche.
Le matrici così condizionate vengono elettroformate in bagni speciali che depositano particolari leghe metalliche. I galvani così ottenuti sono infine rivestiti con una spessa lamina d’argento o di oro con la possibilità di creare gioielli davvero unici. Con questa nuova tecnologia l'industria orafa di Arezzo ha potuto allargare la propria gamma di prodotti, puntando su nuove nicchie di mercato.



L'OREFICERIA A TORRE DEL GRECO

Il distretto costituisce il quarto polo orafo italiano, dopo Arezzo, Vicenza e Valenza Po. Il settore dà lavoro ad almeno 1.000 persone, con circa 400 aziende legali sul territorio, di varie dimensioni, ma a fianco ad esse c'è un numero indefinito di laboratori sommersi che lavorano in conto terzi. Dell'artigianato orafo e del corallo di Torre del Greco si può dire che si tratta di un'attività fiorente con secoli di tradizione alle spalle, conosciuta in tutto il mondo. Relativamente alla lavorazione del corallo, Torre del Greco vanta una lunga tradizione che risale fino al 1500, con i Borbone e la Real Scuola del Corallo. Nella seconda metà dell'800 inizia anche la lavorazione del cammeo, dovuta, principalmente, alla necessità di diversificazione del mercato in quanto si cominciavano ad avvertire i primi problemi di approvvigionamento della materia prima. Infatti, fino al 1860-70, veniva lavorato esclusivamente il corallo rosso mediterraneo.A partire dei primi anni del '900 ha assunto una grande rilevanza la lavorazione del corallo del Pacifico (proveniente in prevalenza dal Mar del Giappone). La produzione attuale va dal corallo liscio fino alle incisioni e alle sculture. La fantasia creativa e la perfezione stilistica rendono ancora molto competitivo a livello mondiale l'artigianato corallino di Torre del Greco, malgrado la fortissima concorrenza dei paesi esotici. La scuola di Torre del Greco è apprezzata anche per i suoi splendidi cammei di pietre dure lavorate a bassorilievo. Il materiale più usato è la sardonica, conchiglia marina indiana dotata di una suggestiva bicromia bianconera, ma, ci sono anche altri materiali: le conchiglie corniola e tigrina, il corallo, la pietra lavica, la pasta di turchese e il calcedonio.



L’ARTE ORAFA ITALIANA SI FA SCUOLA

LA TRADIZIONE DELLA SCUOLA D’ARTE E MESTIERI DI VICENZA

La Scuola d’Arte e Mestieri di Vicenza risale al 1555 con la nascita dell’Accademia Olimpica di Scienze, Lettere, Arti e Agricoltura. Nel 1740 ebbero inizio i primi corsi di lezioni pubbliche, i quali, nel 1856 furono regolarmente autorizzati dal Ministero dell’Interno.Nel 1858 sorge la Scuola di Disegno e Plastica, denominata in seguito Scuola d’Arte e Mestieri considerato il suo orientamento e sviluppo nel campo professionale. Successivamente fu rinnovata, sempre dall’Accademia Olimpica, con l’ausilio dell’Amministrazione Provinciale di Vicenza, del Comune di Vicenza e della Camera di Commercio e dell’Industria e Artigianato di Vicenza. Questi Enti assunsero la qualifica di Enti Fondatori. In tempi recenti sono subentrati nuovi soci quali l’Associazione Artigiani di Vicenza, l’Associazione Industriali di Vicenza e l’Ente Fiera di Vicenza. I Corsi di formazione tecnica in oreficeria per giovani diplomati o qualificati, disoccupati con età inferiore a 25 anni, sono a scopo occupazionale e l’attività formativa è gratuita, finanziata dai fondi della Comunità europea. Questi sono strutturati in 700 ore con una prima fase teorica in aula e pratica in laboratorio, e una successiva fase di stage in azienda.

CORSI A FIRENZE PER ORAFI INCASSATORI ALLA SCUOLA PERSEO

La Scuola Perseo, fondata nel 1998 da Sieni Fabio e Campaioli Massimo, è oggi la migliore espressione della Formazione Professionale che esista a Firenze per tutto ciò che riguarda la Gioielleria. Alla Scuola Perseo, gli Insegnanti sono Artigiani Artisti che sono i migliori del proprio settore. Oreficeria, Incassatura Pietre Preziose, Disegno del Gioiello, Incisione, Lavorazione della Cera, Sbalzo e Cesello, Traforo Fiorentino e Gemmologia sono gli argomenti dei Corsi tenuti nella Scuola Perseo. La scuola Perseo, con i Corsi di: Gioielleria, Oreficeria, Incassatura Pietre Preziose, Lavorazione Cere, Incisione, Sbalzo e Cesello, Traforo Fiorentino e Gemmologia, in cui tutti gli Allievi si trovano immersi nel lavoro di orafi e gioiellieri è improntata come una antica Bottega Artigiana. Questo perché tutti noi del Perseo siamo Artigiani da almeno 20 anni, perciò, lavoratori del settore della Gioielleria Fiorentina. Coscienti della situazione che stava portando quasi alla morte, per mancanza di qualificati Orafi e Gioiellieri, un settore che ha sempre portato il nome di Firenze nella Storia e nel Mondo degli Affari, i Soci del PERSEO hanno messo a disposizione la loro esperienza e conoscenza della materia, per ridare lustro ad una tradizione secolare prettamente Fiorentina.


LE PRINCIPALI GIOIELLERIE MILANESI



Buccellati - Via Montenapoleone 23
Il negozio si trova in via Montenapoleone dagli anni '60. Mario Buccellati ha creato uno stile personale: una tecnica che permette di ottenere l'aspetto raffinato e delicato della lavorazione a effetto pizzo dei suoi preziosi gioielli. Buccellati è noto anche per l'argenteria.

Calderoni - Via Monte Napoleone 23
E' una delle gioiellerie storiche di Milano. Tutti i gioielli e gli oggetti in argento sono creati nel laboratorio orafo Calderoni, che vanta un'illustre tradizione.

Cusi - Via Monte Napoleone 21/a
Cusi è una delle tradizionali gioiellerie di Milano. Come molte altre famose botteghe orafe, è in via Montenapoleone dal dopoguerra. Propone una vasta gamma di gioielli stupendi, in particolare in oro e pietre preziose.

De Vecchi - Via Monte Napoleone 8
E' un esempio di imprenditorialità familiare. I De Vecchi fanno i loro gioielli artigianalmente, con tecnica e gusto sorprendenti.

Gianmaria Buccellati - Via Monte Napoleone 8
La sede della Buccellati International è in un luogo incantevole dove scegliere tra i gioielli esclusivi lavorati con le tecniche "a tulle", "a pizzo" e "a nido d'ape".

James Rivière - Via Brera 2
Solo gioielli d'arte in questo atelier. Originali e colorati, in creative combinazioni di pietre preziose, semipreziose e metalli.

Marina B - Via Monte Napoleone 27/e
Nell'alta gioielleria una designer è un'eccezione, utilizza pietre preziose e semipreziose ottenendo effetti speciali con il suo taglio brevettato "Marina B". Notevoli anche le collane, gli orecchini in oro, argento o acciaio con pietre colorate intercambiabili.

Merù - Via Solferino 3
Ha lanciato i cosiddetti gioielli poveri, realizzati cioè con materiali a basso costo, e i microgioielli; infinite variazioni e combinazioni di materiali - pelle e oro, oppure lana, avorio e oro - per graziosi gioielli smaltati.

Merzaghi - Via Piatti 11
Negozio-laboratorio gestito da una famiglia di abili gioiellieri, lavorano rubini, perle e zaffiri.

Rinaldo Gavello - Via Monte Napoleone 26
Un negozio dove il gioiello viene personalizzato per ottenere il massimo confort: anelli, bracciali, collane. Oro, pietre preziose e semipreziose vengono trasformati in gioielli che paiono sculture.


Si allega qui il decreto legge del 2002 che regola la fabbricazione della oreficeria, e i marchi di identificazione dei metalli preziosi.

Gazzetta Ufficiale N. 173 del 25 Luglio 2002

Regolamento attuativo del Dlgs 251/1999

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
30 maggio 2002, n.150
Regolamento recante norme per l'applicazione del decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, sulla disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi.



IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Viste le deliberazioni del Consiglio dei Ministri, adottate nelle riunioni del 21 dicembre 2001 e del 24 maggio 2002;
Sulla proposta del Ministro delle attivita' produttive, di concerto con il Ministro dell'interno;
Emana il seguente regolamento:
Art. 1.
1. Agli effetti del presente regolamento si intende:
a) per "decreto", il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251;
b) per "metalli preziosi", il platino, il palladio, l'oro e l'argento;
c) per "materie prime", i metalli preziosi puri e le loro leghe nelle seguenti forme:
1) i lingotti, i pani, le verghe, i bottoni, i granuli ed in genere ogni prodotto ricavato da fusione;
2) i laminati ed i trafilati, in lamine, barre, fili ed in genere ogni prodotto predisposto ad ogni processo di trasformazione;
3) i semilavorati di qualsiasi forma e dimensione, e cioe' i prodotti di processi tecnologici di qualsiasi natura meccanici e non, che pur presentando una struttura finita o semifinita non risultano diretti ad uno specifico uso o funzione, ma sono destinati ad essere intimamente inseriti in oggetti compositi, garantiti nel loro complesso dal produttore che opera il montaggio;
4) le polveri prodotte con processi di natura chimica o elettrochimica o meccanica;
5) le leghe brasanti, ad eccezione delle leghe per saldature "ad argento" destinate ad impieghi industriali estranei alla lavorazione dei metalli preziosi;
d) per "marchio di identificazione", il marchio costituito da un'impronta poligonale, recante all'interno la sagoma di una stella a cinque punte, il numero caratteristico attribuito all'azienda assegnataria e la sigla della provincia ove la medesima ha la propria sede legale;
e) per "titolo" delle materie prime e dei lavori in metalli preziosi, il rapporto in peso tra il fino ed il complesso dei metalli componenti la lega;
f) per "tolleranze sui titoli", le tolleranze sui titoli legali degli oggetti, previste all'articolo 3, comma 4 del decreto;
g) per "errori ammessi in sede di analisi", l'incertezza di misura dei metodi di analisi;
h) per "campioni d'analisi", le parti di metallo prelevato dalla materia prima o dal semilavorato o dall'oggetto, per eseguire il saggio tendente ad accertare l'esattezza del titolo. Tali campioni possono essere costituiti da interi oggetti, quando particolari caratteristiche costruttive o dimensionali degli stessi lo richiedono;
i) per "personale della camera di commercio" il personale ispettivo di cui all'articolo 20 del decreto;
l) per "registro", il registro degli assegnatari dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, tenuto dalle camere di commercio, di cui all'articolo 14 del decreto;
m) per "diritti di saggio e marchio", i diritti da versare ai sensi dell'articolo 7, commi 1 e 2 del decreto;
n) per "indennita' di mora", le indennita' previste all'articolo 7, comma 3, del decreto;
o) per "tipologia produttiva", la modalita' di produzione di un oggetto inerente alla forma finale ed al tipo di tecnologia impiegata;
p) per "laboratori di analisi", i laboratori che effettuano il saggio dei metalli preziosi e rilasciano le relative certificazioni del titolo, di cui all'articolo 18 del decreto;
q) per "saggio facoltativo", l'analisi delle leghe e degli oggetti contenenti metalli preziosi, richiesta facoltativamente dagli interessati, ed eseguita dai laboratori di saggio delle camere di commercio o da loro aziende speciali, di cui all'articolo 13 del decreto;
r) per "verbale di prelevamento", il verbale redatto dal personale della camera di commercio, in sede di vigilanza, di cui all'articolo 21 del decreto;
s) per "certificazione aggiuntiva", la facolta' riconosciuta al fabbricante o suo mandatario, ai sensi dell'articolo 19 del decreto, di garantire la conformita' dei propri prodotti alle disposizioni dello stesso decreto.

Nota all'art. 1:
- Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 3, comma 4, cosi' recita: "4. Non sono ammesse tolleranze negative sui titoli dichiarati relativi alle materie prime in oro, argento, platino e palladio, nonche' sui titoli legali ad eccezione dei seguenti casi: a) negli oggetti di platino massiccio e di pura lastra e' ammessa una tolleranza di 5 millesimi; negli oggetti di palladio massiccio e di pura lastra e' ammessa una tolleranza di 5 millesimi; b) negli oggetti di platino a saldatura semplice e' ammessa una tolleranza di 10 millesimi; negli oggetti di palladio a saldatura semplice e' ammessa una tolleranza di 10 millesimi; c) per gli oggetti in oro eseguiti col metodo della fusione in cera persa, con iniezione centrifuga, e' ammesso il titolo legale 753 con la tolleranza di 3 millesimi.".

"Art. 20. -

1. Agli effetti dell'art. 57 del codice di procedura penale, il personale delle camere di commercio, durante l'espletamento e nei limiti del servizio per l'applicazione delle norme del presente decreto, sono ufficiali e agenti di polizia giudiziaria.
2. Per l'identificazione, il personale suddetto deve essere dotato di una speciale tessera munita di fotografia rilasciata dalla camera di commercio di appartenenza.".

"Art. 14. -

1. Presso ogni camera di commercio e' tenuto il registro degli assegnatari dei marchi di identificazione al quale devono iscriversi: a) coloro che vendono platino, palladio, oro e argento in lingotti, verghe, laminati, profilati e semilavorati in genere; b) coloro che fabbricano od importano oggetti contenenti i metalli di cui alla lettera a).
2. Per ottenere l'iscrizione al registro di cui al comma 1, gli interessati presentano domanda alla camera di commercio competente per territorio in cui hanno sede legale ed uniscono alla domanda stessa copia della licenza rilasciata dall'autorita' di pubblica sicurezza, ai sensi dell'art. 127 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modifiche.
3. Ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, art. 16, la licenza di cui al comma 2 non e' richiesta per coloro che sono iscritti all'albo delle imprese artigiane.
4. Il registro di cui al comma 1, e' aggiornato a cura della competente camera di commercio e puo' essere consultato su tutto il territorio nazionale dalla pubblica amministrazione, anche mediante tecniche informatiche e telematiche. Tale registro e' pubblico.".

"Art. 7. - 1. Per ottenere il marchio di identificazione, i fabbricanti, gli importatori ed i venditori di metalli preziosi ne fanno richiesta nella domanda prevista dall'art. 14, comma 2, unendo alla medesima la quietanza di versamento del diritto di saggio e marchio di L. 125.000 se trattasi di aziende artigiane iscritte all'albo delle imprese artigiane o di laboratori annessi ad aziende commerciali e di L. 500.000 se trattasi di aziende industriali. Il diritto e' raddoppiato per quelle aziende industriali che impiegano oltre cento dipendenti. 2. La concessione del marchio e' soggetta a rinnovazione annuale previo pagamento di un diritto di importo pari alla meta' di quelli indicati nel comma 1, da versarsi entro il mese di gennaio di ogni anno alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura che di seguito e' denominata camera di commercio. 3. Nei confronti degli inadempienti si applichera' l'indennita' di mora pari ad un dodicesimo del diritto annuale per ogni mese o frazione di mese di ritardo nel pagamento del diritto. 4. Qualora il pagamento non venga effettuato entro l'anno la camera di commercio provvede al ritiro del marchio di identificazione ed alla cancellazione dal registro di cui all'art. 14, comma 1, dandone comunicazione al questore, affinche' sia provveduto al ritiro della licenza di pubblica sicurezza.".

"Art. 18. - 1. I laboratori che effettuano il saggio degli oggetti in metallo prezioso e rilasciano le relative certificazioni del titolo devono essere abilitati dalle camere di commercio o appartenere alle stesse o a loro aziende speciali. 2. Tali laboratori devono offrire garanzie di indipendenza e di qualificazione tecnico professionale volta in particolare al settore orafo argentiero per la determinazione del titolo dei metalli preziosi. 3. La domanda di abilitazione e' presentata alla camera di commercio competente per territorio, ed e' corredata della documentazione comprovante: a) la dotazione organica del personale addetto al laboratorio con le relative qualifiche professionali; b) l'attrezzatura del laboratorio destinato alle operazioni di saggio dei singoli metalli preziosi, per i quali viene richiesta l'abilitazione. 4. Il personale del laboratorio abilitato e' tenuto ad osservare le seguenti prescrizioni: a) divieto di esercitare, sia in proprio, direttamente o indirettamente, sia alle dipendenze di terzi o in collaborazione o societa' con terzi, qualsiasi attivita' di commercio o lavorazione nel settore dei metalli preziosi; b) divieto di eseguire, in proprio, nel laboratorio al quale e' addetto, analisi e ricerche che non siano per conto del laboratorio stesso; c) rispetto del segreto professionale. 5. La vigilanza ed il controllo sui laboratori abilitati volti a verificare l'osservanza dei suddetti requisiti sono esercitati dalle camere di commercio competenti per territorio, secondo le modalita' stabilite nel regolamento.".

"Art. 13. - 1. I metalli e gli oggetti contenenti metalli disciplinati dal presente decreto possono essere sottoposti a saggio, a richiesta degli interessati, da parte delle camere di commercio, che appongono, sul metallo o sull'oggetto saggiato, apposito marchio con le impronte indicate dal regolamento.".

"Art. 21. - 1. Il personale della camera di commercio effettua visite ispettive anche non preannunciate. A tal fine ha facolta' di accesso nei locali adibiti alla produzione, al deposito ed alla vendita di materie prime e di oggetti contenenti metalli preziosi, allo scopo di: a) prelevare campioni di materie prime portanti impressi il titolo dichiarato, di semilavorati ed oggetti di metalli preziosi finiti, gia' muniti di marchio e pronti per la vendita, per accertare l'esattezza del titolo dichiarato per le materie prime e del titolo legale per i semilavorati e gli oggetti finiti mediante saggi da eseguirsi presso i laboratori di cui all'art. 18; b) verificare l'esistenza della dotazione di marchi di identificazione; c) controllare le caratteristiche di autenticita' dei marchi e la loro perfetta idoneita' all'uso. 2. Del prelevamento di cui alla lettera a), che puo' essere effettuato solo da personale con qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria, viene redatto verbale in presenza del proprietario o di persona, che, nell'occasione, lo rappresenti. 3. Il verbale deve specificare, tra l'altro, il peso, il valore, le caratteristiche ed il marchio di identificazione dell'oggetto e della materia prima lavorata.".

"Art. 19. - 1. Allo scopo di garantire la conformita' alle disposizioni del presente decreto, sono ammesse certificazioni aggiuntive. 2. A tal fine il fabbricante o il suo mandatario ha facolta' di richiedere apposita certificazione rilasciata da un laboratorio di cui all'art. 18, oppure da un organismo di certificazione accreditato a livello comunitario in base alle normative tecniche vigenti che risulti rivolto al settore produttivo dei metalli preziosi. 3. I criteri per l'individuazione degli organismi di certificazione di cui al comma 2 sono stabiliti nel regolamento. 4. Ai sensi del presente articolo i laboratori e gli organismi di certificazione svolgono periodicamente presso il fabbricante controlli sugli oggetti pronti per la vendita. Le modalita' di tali controlli, mediante prelievi di campioni di oggetti ed i relativi esiti delle analisi di saggio, sono stabilite nel regolamento.".


Capo II
I metalli preziosi e loro titoli legali prelevamento di campioni, metodi di analisi

Art. 2.
1. L'obbligo del marchio di identificazione e della indicazione del titolo si applica alle materie prime ed ai lavori in metalli preziosi anche se eseguiti per conto del committente e con materiali da questi forniti. 2. Nelle materie prime contenenti in misura commercialmente valutabile altri metalli preziosi, oltre quello prevalente, all'indicazione del titolo di questo puo' essere aggiunta anche quella del titolo degli altri metalli preziosi presenti nella lega. 3. Il titolo delle materie prime e dei lavori in metalli preziosi si intende garantito a fusione quando, indipendentemente dalla eventuale eterogeneita' della lega o dalla natura composita delle diverse parti dell'oggetto, corrisponde al titolo dichiarato espresso in millesimi. 4. Ai sensi del comma 3 si considera come fino il platino eventualmente presente nelle rispettive leghe.

Art. 3.
1. In sede di controllo del titolo, si considera garantito a fusione il titolo della materia prima o dell'oggetto, determinato con l'osservanza dei metodi di analisi e con le modalita' di prelievo dei campioni di analisi di cui agli articoli 7 e seguenti, tenuto conto delle eventuali tolleranze sul titolo nominale e degli errori ammessi in sede di analisi.

Art. 4.
1. Gli oggetti in metalli preziosi aventi un titolo effettivo compreso tra due titoli legali rispettivamente ammessi, sono marchiati con il titolo legale inferiore. 2. E' ammesso che i lavori in metalli preziosi portino impresso, il titolo effettivo, quando questo risulta superiore ai massimi titoli legali rispettivamente consentiti, e cioe' di 950/1000 per il platino e il palladio, di 750/1000 per l'oro e di 925/1000 per l'argento. 3. Le materie prime possono essere prodotte a qualsiasi titolo, ma devono recare impressa l'indicazione del loro titolo reale. 4. Il marchio d'identificazione e l'indicazione del titolo sono impressi sulle materie prime e sugli oggetti in metallo prezioso prima di essere posti in commercio. 5. Le materie prime e gli oggetti di metalli preziosi si intendono pronti per la vendita, ad eccezione dell'ipotesi prevista all'articolo 20, comma 1, quando recano impresso il titolo ed il marchio di identificazione ed hanno ultimato il ciclo produttivo o, comunque, quando lasciano la sede del fabbricante, importatore o commerciante di materie prime, per essere consegnati all'acquirente. 6. Chiunque vende al dettaglio oggetti di metalli preziosi espone un cartello indicante, in cifre, in maniera chiara e ben visibile, i relativi titoli di cui ai commi da 1 a 5. 7. La tabella di comparazione di cui all'articolo 5, comma 4, del decreto riporta le informazioni esplicative secondo lo schema riportato all'allegato I.

Nota all'art. 4: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 5, comma 4, cosi' recita: "4. Al fine di garantire una corretta informazione al consumatore, sono fissate nel regolamento le caratteristiche della tabella di comparazione da esporre in maniera chiara da chiunque vende al dettaglio gli oggetti disciplinati dal presente articolo, che riportano titoli e marchi differenti da quelli previsti per gli oggetti di produzione italiana.".

Art. 5.
1. In relazione alla riconosciuta difficolta' di imprimere il prescritto marchio d'identificazione e l'indicazione del titolo, senza danni, sulle casse da orologio in metallo prezioso, successivamente al montaggio di queste o all'introduzione in esse delle relative macchine, e' consentito che le casse da orologio allo stato grezzo siano importate, in temporanea, in territorio nazionale da Paesi che non sono membri dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo, per l'apposizione del prescritto marchio di identificazione dell'importatore. 2. La stessa facolta' e' accordata all'importatore di oggetti in metalli preziosi totalmente smaltati, o recanti pietre preziose o comunque aventi caratteristiche di fragilita' tali da impedirne la marchiatura, responsabile della commercializzazione in Italia.

Art. 6.
1. La tolleranza di dieci millesimi, e' ammessa sul titolo medio, a fusione completa dei lavori in platino, o in palladio, a saldatura semplice, e cioe' per i lavori nei quali le saldature, anche se plurime, sono tutte effettuate con leghe brasanti dello stesso titolo. 2. Sui lavori di cui al comma 1 il titolo della lega costitutiva, saldature escluse, non e' inferiore al titolo tollerato dall'articolo 3, comma 4, lettera a), del decreto. 3. La tolleranza di 3 millesimi sui lavori in oro eseguiti col metodo della microfusione in cera persa con iniezione centrifuga, e' ammessa sui soli oggetti che recano l'indicazione del titolo di 753 millesimi, applicato con la speciale impronta prevista nell'allegato V di cui all'articolo 16. 4. Il riconoscimento delle caratteristiche costruttive previste dal decreto ai fini dell'eventuale concessione delle tolleranze sul titolo nominale di cui ai commi da 1 a 3, si effettua a vista seguendo i criteri indicati negli stessi commi. 5. In caso di dubbi o di contestazioni sull'esito del riconoscimento a vista di cui al comma 4, in tutti i casi in cui cio' si renda necessario ai sensi del decreto, detto esame e' integrato da ulteriori indagini, non escluse quelle da effettuare con le modalita' di prelievo di campioni di analisi di cui agli articoli 7 e seguenti.
Note all'art. 6: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998 n. 128. - Per l'art. 3, comma 4, vedi nota all'art. 1.

Art. 7.
1. Ai fini della costituzione del campione di analisi il quantitativo di metallo da prelevare e' tale da consentire per ciascuno di essi, l'esecuzione di almeno quattro saggi, come previsto dall'articolo 44. 2. Il prelevamento di campioni di analisi di materie prime, portanti impresso il titolo dichiarato ed il marchio d'identificazione, tranne che nel caso previsto dall'articolo 20, comma 1, si effettua col metodo della trapanatura o della cesoiatura o dell'unghiatura in piu' punti, compatibilmente con le caratteristiche dimensionali del pezzo, dopo aver pulito le porzioni di superficie prescelte, avendo cura che materiali estranei, eventualmente aderenti al metallo prezioso o agli utensili impiegati, non abbiano a mescolarsi col campione prelevato; per i semilavorati puo' procedersi anche con il metodo della raschiatura. 3. Una parte della materia prelevata, sigillata dal personale delle Camere di commercio, puo' essere lasciata in consegna all'interessato, se egli ne fa espressa richiesta, per eventuali contestazioni e ripetizioni dei saggi. 4. La scelta dei punti di prelevamento dei campioni di analisi delle materie prime si opera come appresso: a) lingotti, verghe e simili: tre prelievi, di cui due ad opposte estremita' del pezzo, ed una in profondita' nel corpo del medesimo; b) bottoni, pezzi tondeggianti in genere: due prelievi, di cui uno nel corpo del pezzo. Nel caso di bottoni di piccole dimensioni si procede al ritiro di uno o piu' esemplari scelti a caso; c) lastre, profilati, eccetera: due prelievi, in punti convenientemente distanti del pezzo; d) semilavorati: 1) se di peso inferiore a 5 grammi: ritiro di due o piu' esemplari scelti a caso; 2) se di peso superiore a 5 grammi: prelievo di almeno un grammo di metallo su ciascun esemplare, da un gruppo di almeno tre, scelti a caso; e) polveri ed affini: prelievo nella massa, previo rimescolamento della stessa; f) leghe brasanti: prelievo come al punto c).

Art. 8.
1. Negli oggetti in oro le eventuali saldature sono effettuate con leghe aventi lo stesso titolo dell'oggetto, con le seguenti eccezioni: a) negli oggetti in oro con titolo superiore a 750 millesimi, la saldatura e' effettuata con lega d'oro a titolo non inferiore a 750 millesimi; b) nelle catene d'oro realizzate con un filo di diametro inferiore a 1 mm, le saldature possono essere effettuate con leghe non aventi contenuto aureo, ma non devono, comunque, comportare che il titolo reale dell'oggetto risulti, a fusione, inferiore al titolo legale dichiarato. 2. Negli oggetti in platino le eventuali saldature sono effettuate con leghe aventi un contenuto complessivo di metalli preziosi non inferiore a 800 millesimi. 3. Negli oggetti in palladio le eventuali saldature sono effettuate con leghe aventi un contenuto complessivo di metalli preziosi non inferiore a 700 millesimi. 4. Negli oggetti in argento le eventuali saldature sono effettuate con lega d'argento avente un titolo non inferiore a 550 millesimi.

Art. 9.
1. Il prelevamento di campioni da oggetti di metalli preziosi finiti gia' muniti, nei modi previsti dal presente regolamento, del marchio d'identificazione e dell'impronta del titolo legale e pronti alla vendita, si effettua con i metodi della trapanatura, della cesoiatura, previo accertamento che l'oggetto e gli utensili da impiegare siano convenientemente puliti. 2. Ferma restando l'esigenza di disporre dei quantitativi minimi di metallo di cui all'articolo 7, comma 2, si evita, laddove cio' sia tecnicamente possibile, ogni eccessivo danneggiamento dell'oggetto. A tal fine il possessore dell'oggetto ha la facolta' di procedere personalmente, o con l'ausilio di persona di sua fiducia, alla effettuazione dell'operazione secondo il metodo scelto dal personale delle camere di commercio. 3. Parte della materia prelevata puo' essere trattenuta dal possessore dell'oggetto, con le modalita' e per gli scopi di cui all'articolo 7, comma 2, unitamente a quanto resta dell'oggetto. 4. La scelta dei punti di prelevamento dei campioni di analisi da oggetti finiti, si effettua come di seguito specificato: a) oggetti stampati o microfusi o a canna vuota a diametro costante o elettroformati di grandi dimensioni: tre prelievi in zone convenientemente distanti l'una dall'altra. Il risultato e' l'espressione della media aritmetica dei singoli risultati; b) oggetti a canna vuota a diametro variabile: tre o piu' prelievi in zone convenientemente distanti l'una dall'altra. Il risultato e' l'espressione della media aritmetica dei singoli risultati; c) oggetti elettroformati di piccola pezzatura: fusione completa; d) oggetti assemblati tramite saldature: un prelievo in parti lontane dalle stesse. Ove questo non sia possibile (punti di saldatura non visibili), il titolo dell'oggetto e' dato dalla media aritmetica dei risultati di tre prelievi; e) oggetti formati da leghe di colore diverso: ove possibile e' fatto almeno un prelievo per ogni colore. Il titolo dell'oggetto e' dato dalla media aritmetica dei risultati dei prelievi per ogni colore; il numero dei prelievi non e' inferiore a tre; f) lavori in filigrana, a piccole maglie e oggetti in genere ottenuti dalla elaborazione di un filo continuo: tre prelievi, compatibilmente con l'estensione dell'oggetto, ritagliati in piu' punti dell'oggetto stesso. Il risultato e' l'espressione della media aritmetica dei singoli risultati dei prelievi.

Art. 10.
1. Il ricorso alla fusione completa dell'oggetto puo' essere operata nei casi in cui il risultato del primo ed, eventualmente, del secondo saggio da' adito a fondati dubbi circa l'effettiva corrispondenza dei campioni di analisi, prelevati con i metodi di cui all'articolo 9, alla composizione dell'oggetto da cui derivano. Lo stesso procedimento e' eseguito quando cio' e' esplicitamente richiesto dal possessore dell'oggetto, e a suo carico. 2. La fusione dell'oggetto e' eseguita presso i laboratori di analisi, o presso l'officina, idoneamente attrezzata, del titolare del marchio di identificazione secondo le direttive e alla presenza di personale della camera di commercio.

Art. 11.
1. I metodi ufficiali di analisi per l'accertamento dei titoli delle materie prime e dei lavori in metalli preziosi, ai fini della legge, sono quelli riportati all'allegato II. 2. Per tutti i metalli preziosi, le analisi sono eseguite con doppia determinazione del titolo, per ciascun campione di analisi prelevato dalla lega in esame. 3. Sono altresi' da considerarsi metodi ufficiali di analisi tutti quelli previsti dalle norme emanate da enti di normazione nazionale o internazionale che presentano un grado d'incertezza eguale o minore a quelli dettati nell'allegato II. Capo III Marchio di identificazione e titoli

Art. 12.
1. Le caratteristiche e le dimensioni nominali del marchio di identificazione sono riportate nell'allegato III. 2. In relazione alle esigenze degli oggetti da marchiare, la matrice del marchio di identificazione e' realizzata a cura della camera di commercio competente, in una serie di quattro diverse grandezze. 3. Le caratteristiche dell'impronta sono tali da risultare incise sull'oggetto e non impresse a rilievo, la stella, il numero e la sigla di cui al comma 1 e, per le impronte della quarta grandezza, anche il contorno poligonale dell'impronta medesima. 4. Oltre che nelle quattro grandezze di cui ai commi da 1 a 3, il Ministero delle attivita' produttive dispone, con suo decreto, sentito il Comitato centrale metrico, che il marchio di identificazione puo' essere realizzato anche in altre grandezze, quando cio' e' espressamente richiesto da esigenze di carattere tecnico. 5. Per le stesse esigenze di cui al comma 4 e con le stesse modalita', possono essere disposte, per i fusti dei punzoni, dimensioni normalizzate diverse da quelle previste dall'articolo 15, comma 3, e per le impronte dei titoli legali e per le impronte del marchio delle Camere di commercio.

Art. 13.
1. Nell'ipotesi di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto, l'importatore all'atto in cui pone in commercio nel territorio della Repubblica e dello Spazio economico europeo gli oggetti importati, assume tutte le responsabilita' e gli oneri imposti dal decreto e dal presente regolamento ai produttori nazionali.
Nota all'art. 13: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 5, comma 2 cosi' recita: "2. Gli oggetti in metallo prezioso importati da Paesi che non siano membri dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo per essere posti in commercio nel territorio della Repubblica, devono essere a titolo legale, recarne l'indicazione in millesimi, riportare il marchio di responsabilita' del fabbricante estero ed il marchio di identificazione dell'importatore previsto all'art. 7".

Art. 14.
1. E' fatto divieto di apporre il proprio marchio di identificazione su oggetti in metalli preziosi o loro leghe, di fabbricazione altrui, ad eccezione delle ipotesi di cui agli articoli 5, comma 2, e 17 del decreto. 2. Quando all'esecuzione di oggetti in metalli preziosi concorrono vari fabbricanti, l'obbligo dell'apposizione del marchio di identificazione e dell'impronta del titolo incombe al fabbricante che cura l'immissione in commercio del prodotto finito, ad eccezione dell'ipotesi di cui all'articolo 17 del decreto. 3. Ai fini indicati dal comma 2, lo scambio delle parti dell'oggetto si effettua con le norme stabilite all'articolo 19 per i semilavorati. 4. L'obbligo di detenere ed usare il marchio di identificazione non sussiste per chiunque esegue, per conto di terzi titolari del marchio stesso, lavorazioni parziali che non alterano la sostanza costitutiva dell'oggetto, come: pulitura, incassatura, montaggio; non sussiste per chiunque esegue, su oggetti usati, riparazioni per conto di privati committenti. 5. I predetti operatori sono pero' tenuti a procurarsi e ad esibire, in sede di eventuali controlli operati ai sensi dell'articolo 21 del decreto, documenti giustificativi atti a comprovare l'origine e la proprieta' degli oggetti detenuti presso il proprio laboratorio.
Nota all'art. 14: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 5, comma 2 vedi note all'art. 13. L'art. 17 cosi' recita: "Art. 17. - 1. I titolari dei marchi di identificazione, previa autorizzazione scritta e sotto la propria responsabilita', possono far apporre il proprio marchio di identificazione ad altri soggetti titolari di marchi di identificazione, che partecipano al processo produttivo.". - Per l'art. 21 vedi note all'art. 1.

Art. 15.
1. I marchi di identificazione sono ricavati, a cura del titolare dei marchi stessi o di persona da lui delegata, dalle rispettive matrici depositate presso le Camere di commercio; l'operazione e' effettuata presso le predette Camere di commercio o, a richiesta dell'interessato, presso l'azienda, o presso idoneo laboratorio specializzato da essa indicato, alla presenza di personale qualificato delle camere di commercio. 2. La riproduzione del marchio si ottiene mediante compressione del fusto vergine contro la relativa matrice; ogni altra tecnica di riproduzione e' tassativamente esclusa. 3. I fusti destinati a ricevere l'impronta del marchio sono ricavati da profilati in acciaio, a sezione quadrata, aventi caratteristiche normalizzate, secondo quanto indicato dall'allegato IV. 4. Puo' essere anche autorizzata qualsiasi altra forma e dimensione, per la realizzazione di punzoni di tipo speciale, destinati o meno ad essere inseriti in appositi attrezzi o dispositivi meccanici, a condizione che risulti in ogni caso possibile l'apposizione, su di essi, del bollo di autenticazione previsto dall'articolo 11, comma 3, del decreto. 5. E' anche autorizzato l'allestimento di punzoni recanti, oltre l'impronta del marchio di identificazione, quella del titolo legale ed, eventualmente, del marchio o sigla di cui all'articolo 9 del decreto. 6. Le autorizzazioni di cui ai commi 4 e 5 sono concesse, dalle camere di commercio competenti per territorio, agli interessati che ne presentano motivata richiesta, allegando alla domanda il disegno quotato dei punzoni stessi e dell'alloggiamento del dispositivo destinato a contenerli. 7. Il bollo di autenticazione e' costituito da una figura geometrica, identificata nell'allegato VI, recante all'interno il numero caratteristico che distingue la camera di commercio. 8. La consegna dei punzoni si effettua contro ricevuta rilasciata dal titolare del marchio o dalla persona da questi delegata, e nella quale i punzoni sono indicati per quantita' e tipo. 9. Dell'avvenuta consegna la camera di commercio prende debita nota.
Nota all'art. 15: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 11, comma 3, cosi' recita: "3. Detti punzoni devono essere muniti, a cura della camera di commercio, dello speciale bollo avente le caratteristiche previste dal regolamento.". L'art. 9 cosi' recita: "Art. 9. - 1. I marchi tradizionali di fabbrica, o sigle particolari, sono ammessi, in aggiunta al marchio di identificazione, ma non devono contenere alcuna indicazione atta a ingenerare equivoci con i titoli ed il marchio medesimo.".

Art. 16.
1. A norma dell'articolo 8, comma 4, del decreto, le figure geometriche racchiudenti le cifre dei titoli legali sono rigorosamente normalizzate, e hanno le forme e le dimensioni indicate nell'allegato V. 2. Le cifre che indicano il titolo risultano incise sull'oggetto e non impresse a rilievo; dette cifre e la figura che le racchiude costituiscono nel loro complesso l'impronta del titolo legale. 3. In relazione alle caratteristiche degli oggetti da marchiare, l'impronta di ciascun titolo legale e' realizzata in una serie di quattro diverse grandezze, aventi le dimensioni di cui all'allegato V. 4. Ciascuno degli assegnatari del marchio di identificazione provvede direttamente, sotto la propria responsabilita', alla costruzione dei punzoni recanti le impronte dei titoli legali, attenendosi rigorosamente alle norme di cui ai commi da 1 a 3. 5. E' in facolta' dei predetti assegnatari di limitare la propria dotazione alle sole impronte e alle sole grandezze delle medesime che interessano la propria attivita'.
Nota all'art. 16: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 8, comma 4, cosi' recita: "4. La cifra indicante il titolo dei metalli preziosi, espressa in millesimi, deve essere racchiusa in figure geometriche le cui forme e dimensioni sono indicate nel regolamento.".

Art. 17.
1. L'indicazione del titolo reale sulle materie prime si appone con l'impiego delle impronte di cui all'articolo 16 nei soli casi in cui il titolo predetto corrisponde esattamente ad uno dei titoli legali ammessi dal decreto. 2. In tutti i casi diversi da quelli considerati nel comma 1, il titolo reale si appone con l'impiego di impronte non normalizzate, facendo precedere le cifre indicanti i millesimi e i decimi di millesimo di metallo fine, dai simboli Pt, Pd, Au, Ag, rispettivamente per il platino, il palladio, l'oro e l'argento e facendole seguire dal simbolo 0/00. E' anche ammesso che il titolo sia espresso sotto forma di frazione, con denominatore 1000 e con la eliminazione del simbolo 0/00. 3. L'indicazione del titolo delle materie prime e' sempre accompagnato dal marchio di identificazione del produttore. 4. Le camere di commercio, in quanto detentrici delle matrici, verificano l'autenticita' dei marchi di identificazione impressi sulle materie prime e sui lavori di metalli preziosi recanti la sigla della provincia di propria competenza, e rilasciano apposita dichiarazione di autenticita'.

Art. 18.
1. La bollatura degli oggetti in metalli preziosi si effettua con l'apposizione del marchio di identificazione e della indicazione del titolo legale, avendo cura di impiegare, in relazione alle caratteristiche e dimensioni dell'oggetto da marchiare, impronte di grandezze corrispondenti, secondo il disposto di cui agli articoli 12, comma 2, e 16, comma 5.

Art. 19.
1. Le materie prime di platino, palladio, oro e argento, in piccoli grani, in fili e fogli sottili, in polvere, eccetera, ed i semilavorati in genere che, in relazione alla loro particolare struttura od alle loro ridotte dimensioni, non consentono la marchiatura, sono posti in vendita in involucri chiusi e sigillati. 2. Gli involucri sono costituiti di qualsiasi materiale idoneo allo scopo e sono confezionati anche all'atto della vendita, ma non devono potersi aprire dopo eseguita tale confezione e sigillatura se non per lacerazione dell'involucro stesso o rottura dei sigilli. 3. I sigilli sono apposti su laminetta in metallo o lega metallica, non ferrosi, o anche in materiale plastico, sulla quale e' incisa la parola "sigillo", seguita dalla indicazione del titolo e del marchio di identificazione del produttore. In alternativa all'uso della laminetta le indicazioni del titolo e del marchio di identificazione sono riportate sull'involucro stesso purche' esso renda evidente ogni tentativo di manomissione che possa essere effettuato su di esso o su tali indicazioni. 4. Il Ministero delle attivita' produttive autorizza, con suo decreto, sentito il parere del Comitato centrale metrico, l'uso di ulteriori materiali, per le laminette di cui al comma 3, od altre forme di apposizione di sigilli riconosciuti idonei allo scopo. 5. I materiali contenuti negli involucri sigillati di cui ai precedenti commi sono sempre accompagnati da documento (fattura, certificato di garanzia o documento di trasporto) fornito dal venditore in cui risultano indicati, oltre la ragione sociale e l'indirizzo del medesimo, il titolo, la specificazione merceologica e la quantita' dei materiali stessi. 6. I semilavorati in genere formano oggetto di scambio, anche se sprovvisti del marchio di identificazione e del titolo, quando lo scambio avviene tra aziende titolari di marchio e l'acquirente ne fa espressa richiesta e sempreche' i semilavorati stessi siano contenuti negli involucri sigillati di cui ai commi da 1 a 5.

Art. 20.
1. Gli oggetti che, in ragione della loro delicatezza o complessita' di forma, o per la presenza di perle, pietre preziose o smalti, non consentono l'impressione del marchio, possono essere marchiati dal produttore, ancora prima di essere finiti, quando risultano ancora allo stato grezzo e non sono stati montati nelle loro diverse parti. 2. Il marchio di identificazione e l'impronta del titolo legale sono impressi su di una parte principale dell'oggetto, e cioe' sulla parte che risulta di peso o volume prevalente o che serve di supporto principale ad altre parti dell'oggetto stesso purche' tecnicamente idoneo alla punzonatura, e' pero' ammesso che i bolli siano apposti in qualsiasi altra parte, se quella principale, per la presenza di gemme o smalti, risulta chiaramente soggetta a danneggiamenti per effetto dell'applicazione dei bolli stessi. 3. Il marchio di identificazione e l'impronta del titolo legale, sugli oggetti composti di piu' parti dello stesso metallo smontabili manualmente, sono apposti su ciascuna di tali parti, salvo il caso che queste sono di peso inferiore a un grammo e risultano percio' esenti dalla marchiatura a norma dell'articolo 12 del decreto; fermo restando l'obbligo della corrispondenza del titolo delle parti stesse al titolo legale impresso su di uno di esse, unitamente al marchio di identificazione. 4. Per le catenine i bolli si applicano su anellini terminali che risultano tali da non potersi asportare senza deformazione delle maglie contigue. 5. Per gli oggetti che non consentono una diretta marchiatura, il marchio di identificazione e l'indicazione del titolo legale sono apposti su piastrina dello stesso metallo dell'oggetto, unita ad esso mediante saldatura con tale metallo. 6. Lo stesso sistema di cui al comma 5 e' adottato per tutti i lavori aventi particolare pregio artistico e per i gioielli recanti perle e pietre preziose od altre sostanze pregiate quali corallo, tartaruga, ambra, giada, nei quali il valore di esecuzione, o il valore delle perle, delle pietre ed altre sostanze, supera di almeno dieci volte il valore del metallo. L'accertamento delle predette condizioni si effettua sulla base delle relative fatturazioni o in caso di dubbio, e' affidato ad esperti debitamente riconosciuti a norma dell'articolo 12, comma 3, del decreto.
Nota all'art. 20: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 12 cosi' recita: "Art. 12. - 1. Non sono soggetti all'obbligo del marchio di identificazione e dell'indicazione del titolo ma devono essere garantiti con le modalita' che saranno stabilite dal regolamento: a) gli oggetti di peso inferiore ad un grammo; b) i semilavorati ed i lavori in metalli preziosi e loro leghe per odontoiatria; c) gli oggetti di antiquariato; d) i semilavorati e le loro leghe, oggetti e strumenti per uso industriale; e) gli strumenti ed apparecchi scientifici; f) le monete; g) le medaglie e gli altri oggetti preziosi fabbricati dalla Zecca, che, in luogo del marchio di cui all'art. 8, saranno contrassegnati dal marchio speciale della Zecca medesima; h) gli oggetti usati in possesso delle aziende commerciali; i) i residui di lavorazione; j) le leghe saldanti a base argento, platino o palladio. 2. La prova di oggetto usato deve essere data dalla descrizione dell'oggetto riportata nel registro delle operazioni previsto dall'art. 128 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e dalla corrispondente fattura redatta dal commerciante acquirente. 3. L'autenticita' degli oggetti di antiquariato di cui alla lettera c) deve essere riconosciuta da esperti, iscritti nei ruoli dei periti e degli esperti, presso le camere di commercio.".

Art. 21.
1. Nelle casse da orologio il marchio di identificazione e l'indicazione del titolo legale si applicano soltanto sul fondello e non sulla "lunetta" (cerchietto porta vetro) e sulla "carrure" (contorno porta movimento); i bolli sono applicati anche all'interno del predetto fondello, a condizione che questo sia apribile, agevolmente senza danno, per ogni possibile controllo. Le parti non marchiate sono allo stesso titolo del fondello e si intendono garantite dalla indicazione apposta su questo. 2. I braccialetti ed ogni altro complemento o ornamento accessorio, applicato agli orologi, sono considerati a tutti gli effetti parti staccabili e sono sottoposti a specifica marchiatura.

Art. 22.
1. Gli oggetti di fabbricazione mista di due o piu' metalli preziosi portano l'indicazione del titolo su ciascuno dei metalli componenti, in tutti i casi in cui ciascuno di questi, se di peso superiore a un grammo, costituisce una parte nettamente distinta da ogni altra parte dell'oggetto e risulta tecnicamente atta a ricevere l'impronta. 2. Le impronte del marchio di identificazione e del titolo del metallo prezioso di peso prevalente sono apposte su quest'ultimo in tutti gli altri casi, ed in particolare: a) negli oggetti nei quali i diversi metalli pur risultando distinguibili l'uno dall'altro, sono intimamente combinati tra loro, per motivi artistici o per esigenze di natura tecnica; b) negli oggetti nei quali i metalli di maggior pregio sono inseriti, per incastonatura od intarsi, nel corpo del metallo di peso prevalente; c) nelle casse da orologio (fondello).

Art. 23.
1. L'obbligo della garanzia del titolo, per gli oggetti che, a norma dell'articolo 12 del decreto, sono esenti dall'obbligo del marchio di identificazione e della indicazione del titolo e per i quali lo stesso decreto non prescrive specifiche norme, si adempie all'atto in cui gli oggetti sono ceduti in vendita, con le seguenti modalita': a) gli oggetti di peso inferiore ad un grammo di cui all'articolo 12, comma 1, lettera a), del decreto, all'atto della vendita dal produttore o importatore all'acquirente sono contenuti in involucri debitamente sigillati con l'osservanza delle modalita' indicate dall'articolo 19. Una descrizione dettagliata o sommaria degli oggetti contenuti nell'involucro e' ripetuta sull'involucro stesso. I dettaglianti conservano il documento, l'involucro e gli eventuali sigilli di cui all'articolo 19 fino ad esaurimento della merce; b) i semilavorati, le leghe e i lavori per odontoiatria o per uso industriale, gli strumenti ed apparecchi per uso industriale o scientifico, di cui all'articolo 12, comma 1, lettere b), d) ed e), del decreto, sono accompagnati, ad ogni passaggio dal produttore od importatore al grossista o dettagliante, e da questi al consumatore, da un documento su cui e' indicato il titolo reale dello stesso oggetto, o delle parti di esso costituite da metallo prezioso, che puo' essere diverso dai titoli legali previsti dal decreto. Per le leghe contenenti in proporzioni dichiarate due o piu' metalli preziosi, e' indicato il titolo di ciascuno di questi; c) gli oggetti di antiquariato sono accompagnati da fattura di acquisto o da certificato redatto e sottoscritto ai sensi dell'articolo 12, comma 3, del decreto, controfirmato e datato dal venditore; d) gli oggetti usati non aventi pregio di antichita' pervenuti ad aziende commerciali in epoche successive a quella di entrata in vigore della cessata legge 30 gennaio 1968, n. 46, per essere posti nuovamente in commercio sono gia' provvisti dei marchi di cui alla cessata legge 5 febbraio 1934, n. 305. Essi, inoltre, all'atto della vendita, sono accompagnati da regolare fattura, sulla quale risulta trascritta la descrizione dell'oggetto stesso, quale essa fu redatta sul registro delle operazioni dell'azienda, all'epoca in cui l'oggetto fu acquistato; e) i residui di lavorazione di cui all'articolo 12, comma 1, lettera i), del decreto, quando sono ceduti a terzi e quando provengono da materie prime di titolo omogeneo, sono venduti con le stesse norme previste dal precedente articolo 19; f) i residui di lavorazione provenienti da materie prime o da operazioni tecnologiche eterogenee ed in genere gli scarti di lavorazione, le ceneri e le spazzature di laboratorio, sono accompagnati da dichiarazioni attestanti che si tratta di "residui" del tutto privi di ogni garanzia sulla loro composizione e sul titolo dei metalli preziosi ivi contenuti; g) le leghe saldanti di cui all'articolo 12, comma 1, lettera l), del decreto sono parimenti vendute con le norme di cui all'articolo 19. Quando e' richiesto da esigenze commerciali e risulta tecnicamente possibile, le dette leghe sono fornite senza involucro, a condizione che rechino l'indicazione del marchio di identificazione e del titolo. 2. Per leghe saldanti a base di argento si intendono quelle il cui contenuto di detto metallo e' tale da consentirne l'impiego nella produzione argentiera. Le leghe cosiddette "da saldatura ad argento" usate per la saldatura dei metalli comuni sono vendute come metallo non prezioso.
Note all'art. 23: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999. n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 12 vedi note all'art. 20. - La legge 30 gennaio 1968, n. 46, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi. - La legge 5 febbraio 1934, n. 305, reca disciplina dei titoli dei metalli preziosi.

Art. 24.
1. L'esonero dell'apposizione del marchio di identificazione e della indicazione del titolo, di cui all'articolo 12, comma 1, lettera f), del decreto, si intende esclusivamente concesso alle monete coniate dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e dai corrispondenti Istituti esteri, che hanno corso legale, e che, se fuori corso, risultano sempre emesse dagli Istituti stessi. 2. L'applicazione del marchio d'identificazione e della indicazione del titolo e' obbligatoria quando le monete di cui al comma 1 sono riprodotte al di fuori degli Istituti di Stato che le abbiano legittimamente emesse, anche se tale riproduzione risulta autorizzata. 3. L'obbligo di cui al comma 2 incombe, in ogni caso, ai produttori ed importatori di medaglie commemorative o di gettoni premio e di pseudo monetazioni di qualsiasi natura.
Note all'art. 24: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 12 vedi note all'art. 20.

Art. 25.
1. Gli oggetti destinati ad essere esportati fuori dello Spazio economico europeo sono prodotti senza il marchio di identificazione. 2. Gli oggetti destinati ad essere commercializzati nei Paesi dello Spazio economico europeo possono, altresi', essere prodotti senza il marchio di identificazione, sempreche' rispettino le norme vigenti nel Paese di destinazione. 3. Il produttore e' pero' soggetto a tutte le norme di legge per quanto concerne la corrispondenza del titolo reale degli oggetti di cui ai commi 1 e 2, al titolo indicato. 4. E' consentita l'apposizione di eventuali marchi speciali, richiesti dagli importatori stranieri. 5. Per gli oggetti che all'atto dell'esportazione o della commercializzazione nello Spazio economico europeo sono regolarmente provvisti del marchio di identificazione e della indicazione del titolo legale l'esportatore e' tenuto, a tutti gli effetti, alla osservanza degli obblighi di legge. 6. Gli oggetti da esportare verso Paesi con i quali sussiste l'ipotesi di cui all'articolo 5, comma 3, del decreto, sono muniti, obbligatoriamente, del marchio di identificazione nonche' dell'impronta del titolo legale, ovvero della indicazione di uno dei titoli considerati legali nel Paese di destinazione. 7. Gli oggetti di cui ai commi da 1 a 6 sono posti in vendita anche nel territorio della Repubblica italiana alle seguenti condizioni: a) conformita' delle caratteristiche costruttive di essi alle norme di legge e alle prescrizioni del presente regolamento; b) applicazione del marchio e dell'impronta del titolo legale, seguendo per quest'ultimo le prescrizioni di cui all'articolo 4, commi 1 e 2; c) cancellazione di qualsiasi eventuale impronta di marchio od impronta di titolo, diversa da quelle legali, che e' stata apposta ai fini dell'esportazione. 8. Gli oggetti il cui titolo reale e' inferiore al piu' basso dei titoli legali previsti dalla legge, se non sono esportati, sono venduti come oggetti di metallo non prezioso.
Note all'art. 25: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 5, comma 3, cosi' recita: "3. Gli oggetti in metallo prezioso, quando rechino gia' l'impronta del marchio di responsabilita' previsto dalla normativa di uno Stato estero non appartenente all'Unione europea o allo Spazio economico europeo, nel quale tale marchio sia obbligatorio e garantisca il titolo del metallo, e che sia depositato in Italia o nello Spazio economico europeo, possono non recare il marchio di identificazione dell'importatore, allorche' risulti che lo Stato estero di provenienza accordi analogo trattamento agli oggetti fabbricati in Italia e in esso importati e sempreche' i titoli garantiti ufficialmente siano corrispondenti o superiori a quelli previsti dal presente decreto.". Capo IV Il registro degli assegnatari dei marchi di identificazione

Art. 26.
1. Il marchio di identificazione e' assegnato alle aziende che esercitano una o piu' delle seguenti attivita': a) vendita di metalli preziosi o loro leghe allo stato di materie prime o semilavorati; b) fabbricazione di prodotti finiti in metalli preziosi o loro leghe; c) importazione di materie prime o semilavorati o di prodotti finiti in metalli preziosi o loro leghe. 2. Ai sensi del comma 1, lettera b), il marchio di identificazione e' anche assegnato, a domanda, a quelle aziende commerciali che, pur esercitando come attivita' principale la vendita di prodotti finiti di fabbricazione altrui, risultano dotate di un proprio laboratorio, idoneo alla fabbricazione di oggetti in metalli preziosi. La concessione e' subordinata all'accertamento di tale requisito, da effettuarsi a spese dell'azienda interessata, dalla camera di commercio competente per territorio.

Art. 27.
1. La domanda di iscrizione al registro e' presentata alla camera di commercio, industria e artigianato della provincia ove l'azienda richiedente ha la propria sede legale. 2. Detta domanda contiene le seguenti indicazioni: a) la denominazione dell'azienda e la sua sede legale; b) le generalita' del titolare della licenza, ove prevista, di cui all'articolo 127 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 e la sua posizione in seno all'azienda. Nel caso di ditte individuali o di imprese artigiane, le generalita' del titolare della ditta o dell'impresa medesima; c) l'attivita' o le attivita' esercitate dall'azienda, ai sensi dell'articolo 26; d) il numero e l'ubicazione delle eventuali altre sedi dell'azienda (filiali, stabilimenti) anche se situate in altre province, nelle quali sono svolte le stesse attivita'. 3. Alla domanda sono allegate: a) copia della licenza di pubblica sicurezza, di cui al comma 2, lettera b); b) ricevuta di avvenuto pagamento dei diritti di saggio e marchio previsti all'articolo 7 del decreto. 4. Per le aziende industriali, la documentazione da allegare alla domanda di concessione del marchio e' corredata da una autocertificazione sulla quale e' indicato, per gli effetti dell'articolo 7, comma 1, del decreto, il numero dei dipendenti dell'azienda stessa. 5. In detto numero sono inclusi tutti i prestatori di lavoro subordinato dell'azienda, indipendentemente dalle rispettive qualifiche, operai, impiegati, dirigenti amministrativi o tecnici, e dal loro eventuale impiego in settori dell'impresa anche non direttamente connessi con la lavorazione dei metalli preziosi.
Note all'art. 27: - Il regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, reca approvazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. L'art. 127, cosi' recita: "Art. 127 (art. 128 testo unico 1926). - I fabbricanti, i commercianti, i mediatori di oggetti preziosi, hanno l'obbligo di munirsi di licenza del questore. Chi domanda la licenza deve provare d'essere iscritto, per l'industria o il commercio di oggetti preziosi, nei ruoli della imposta di ricchezza mobile ed in quelli delle tasse di esercizio e rivendita ovvero deve dimostrare il motivo della mancata iscrizione in tali ruoli. La licenza dura fino al 31 dicembre dell'anno in cui e' stata rilasciata. Essa e' valida per tutti gli esercizi di vendita di oggetti preziosi appartenenti alla medesima persona o alla medesima ditta, anche se si trovino in localita' diverse. L'obbligo della licenza spetta, oltreche' ai commercianti, fabbricanti ed esercenti stranieri, che intendono fare commercio, nel territorio dello Stato, degli oggetti da essi importati, anche ai loro agenti, rappresentanti, commessi viaggiatori e piazzisti. Questi debbono provare la loro qualita', mediante certificato rilasciato dall'autorita' politica del luogo ove ha sede la ditta, vistato dall'autorita' consolare italiana.". - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 7 vedi note all'art. 1.

Art. 28.
1. Il registro contiene le seguenti indicazioni: a) numero d'iscrizione nel registro delle imprese; b) data di ricevimento della domanda di iscrizione; c) denominazione e sede legale dell'impresa; d) ubicazione delle eventuali altre sedi dell'azienda (filiali, stabilimenti), anche se situate in altre province; e) attivita' esercitate dall'azienda, ai sensi dell'articolo 26; f) numero e data d'iscrizione nel registro delle ditte o nell'albo delle imprese artigiane; g) numero e data della licenza, ove prevista, rilasciata dall'autorita' di pubblica sicurezza, generalita' del titolare della licenza stessa e sua posizione in seno all'azienda; h) la riproduzione degli eventuali marchi tradizionali di fabbrica, o sigle particolari, consentiti ai sensi dell'articolo 9 del decreto e depositati nei modi di cui all'articolo 33; i) numero caratteristico del marchio d'identificazione, assegnato dalla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura entro due mesi dalla data di presentazione della domanda di concessione del marchio stesso; l) l'indicazione dell'eventuale laboratorio o organismo di certificazione presso cui l'azienda ha chiesto la certificazione aggiuntiva ai sensi dell'articolo 19 del decreto, e l'eventuale logo concesso alla stessa azienda secondo quanto stabilito all'articolo 53. 2. Il suddetto registro dei fabbricanti ed importatori comprende tutti gli assegnatari dei marchi di identificazione. 3. La consultazione del registro da parte della pubblica amministrazione e' gratuita. Note all'art. 28: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999 n 2l reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 9 vedi note all'art. 15. - Per l'art. 19 vedi note all'art. 1.

Art. 29.
1. Il numero caratteristico da riprodurre sul marchio di identificazione, e' assegnato alle imprese richiedenti, nell'ordine di ricevimento delle rispettive domande di concessione, rispettando la pregressa numerazione. 2. La numerazione prosegue nell'ambito di ciascuna provincia senza soluzione di continuita'. 3. Il numero caratteristico dei marchi per qualsiasi motivo scaduti, ritirati o annullati non e' piu' attribuito. 4. Eccezioni al disposto di cui al comma 3 sono fatte con provvedimento della camera di commercio competente, per quelle ditte cui il marchio e' stato ritirato ai sensi dell'articolo 7, comma 4, del decreto e che, all'atto della eventuale ripresa della propria attivita' e della presentazione della nuova domanda di iscrizione nel registro e di concessione del marchio, richiedono l'attribuzione dello stesso numero precedentemente posseduto. 5. Dei marchi di identificazione comunque scaduti, ritirati o annullati, e di quelli eventualmente riattribuiti ai sensi del comma 4, viene data cronologicamente notizia nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. 6. Sulla stessa Gazzetta Ufficiale e' data altresi' notizia degli eventuali smarrimenti o furti di punzoni recanti l'impronta del marchio di identificazione. 7. La denuncia di tali smarrimenti o furti e' fatta dall'interessato alla camera di commercio entro quarantotto ore. 8. Il segretario generale della camera di commercio competente ha facolta' di disporre, che all'azienda che ha smarrito uno o piu' punzoni e' assegnato un nuovo numero caratteristico di marchio, quando risulta accertato l'uso abusivo dei punzoni smarriti. 9. I punzoni dei marchi comunque scaduti; ritirati od annullati, e quelli resi inservibili dall'uso, sono riconsegnati alla competente camera di commercio, che ne prende debita nota e ne rilascia ricevuta all'interessato, dopo averne accertata l'autenticita'. 10. La deformazione dei punzoni di cui al comma 9 e' effettuata dalla stessa camera di commercio almeno ogni sei mesi ed e' parimenti registrata.
Note all'art. 29: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 7, comma 4, vedi note all'art. 1.

Art. 30.
1. Il marchio di identificazione e' assegnato all'impresa, e ad essa rimane attribuito indipendentemente dalle eventuali variazioni delle persone fisiche titolari della relativa licenza di pubblica sicurezza, ove richiesta. 2. Il trasferimento di proprieta', per atto tra vivi o a causa di morte, dell'impresa che produce oggetti in metallo prezioso comporta, altresi', il trasferimento a chi subentra del marchio di identificazione, sempreche' il subentrante continui l'esercizio della medesima attivita', sia in possesso della licenza di pubblica sicurezza, ove richiesta, e comunichi alla camera di commercio i dati di cui all'articolo 27, comma 2, lettere a), b) e d), del presente regolamento entro il termine di trenta giorni. 3. Entro il medesimo termine l'impresa segnala alla camera di commercio competente anche le variazioni di cui al comma 1. 4. Alle imprese che svolgono la propria attivita' in piu' sedi o stabilimenti, e' assegnato un unico marchio.

Art. 31.
1. All'atto di accoglimento della domanda di concessione del marchio di identificazione la camera di commercio riscuote i diritti di saggio e marchio. 2. Le imprese artigiane che perdono i requisiti di cui alla legge 5 agosto 1985, n. 443, sono tenute ad effettuare un versamento integrativo per il raggiungimento dell'importo del diritto di saggio e marchio stabilito per le aziende industriali. 3. Ai fini di cui al comma 2 la camera di commercio notifica all'impresa l'obbligo di effettuare il versamento predetto e di munirsi della licenza di pubblica sicurezza. 4. I diritti di saggio e marchio, le indennita' di mora e i versamenti integrativi sono versati alle camere di commercio secondo modalita' stabilite dalle stesse. 5. All'atto del pagamento del diritto relativo al rinnovo annuale del marchio da effettuare ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto, le aziende industriali producono, aggiornata, la dichiarazione di cui all'articolo 27.
Note all'art. 31: - La legge 5 agosto 1985, n. 443 reca disposizioni per l'artigianato. - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 7 vedi note all'art. 1.

Art. 32.
1. Oltre che per il caso previsto dall'articolo 7, comma 4, del decreto, si procede al ritiro del marchio e alla cancellazione dal registro, per decadenza della licenza, di cui all'articolo 127 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773.
Note all'art. 32: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 7 vedi note all'art. 1. - Per l'art. 127 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza vedi note all'art. 27.
Capo V Marchi tradizionali di fabbrica, marchio per il saggio facoltativo

Art. 33.
1. I produttori che intendono avvalersi della facolta' di cui all'articolo 9 del decreto, di apporre, in aggiunta al marchio di identificazione, il proprio marchio tradizionale di fabbrica, presentano formale dichiarazione alla camera di commercio competente per territorio, accompagnandola con le impronte di tali marchi, impresse su lastrine metalliche, per ciascuna delle grandezze del marchio medesimo. 2. I marchi di cui al comma 1 sono inoltre depositati su supporto cartaceo o informatico alla camera di commercio. 3. Con l'osservanza delle condizioni di cui all'articolo 9 del decreto e con le stesse modalita' di cui al comma 1, i produttori hanno la facolta' di apporre, su richiesta e per conto di committenti, la indicazione del nominativo dei medesimi, e della loro ragione sociale od apposite sigle identificative indicate dai singoli clienti. 4. Le camere di commercio stabiliscono se il marchio di fabbrica di cui al comma 3 contiene eventuali indicazioni atte a ingenerare equivoci con i titoli ed i marchi di identificazione, ed hanno la facolta' di vietare, in caso affermativo, l'uso del marchio stesso. 5. Contro il provvedimento adottato dal funzionario responsabile della camera di commercio e' ammesso ricorso gerarchico al Segretario generale della stessa camera di commercio, che puo' richiedere parere tecnico al Ministero delle attivita' produttive.
Note all'art. 33: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 9 vedi note all'art. 15.

Art. 34.
1. Il marchio di cui all'articolo 13 del decreto e' costituito da una impronta riproducente, racchiuso in un contorno circolare, il numero identificativo della camera di commercio interessata. 2. L'impronta di cui al comma 1 e' realizzata in una serie di tre diverse grandezze; le sue caratteristiche e dimensioni sono indicate nell'allegato VII. 3. Il suddetto marchio e' apposto sugli oggetti in metalli preziosi a convalida delle impronte del titolo legale e del marchio di identificazione impressi sugli oggetti medesimi ad eccezione dei casi previsti all'articolo 25, comma 1; esso e' applicato quando il titolo reale risulta, attraverso l'analisi, uguale o superiore al predetto titolo legale, tenuto conto delle tolleranze previste dal decreto. A tal fine la camera di commercio interessata si avvale del proprio laboratorio di saggio, o di quello di un'altra camera di commercio, o del laboratorio dell'azienda speciale di una delle suddette camere. 4. Nel caso in cui dall'analisi di oggetti destinati ad essere posti in vendita risulti un titolo reale inferiore a quello impresso sugli oggetti stessi, essi sono resi all'interessato e non sono rimessi in vendita se non previo adeguamento alle norme di legge. 5. Il marchio di cui ai commi da 1 a 4 si appone, altresi', sulle materie prime, a garanzia del titolo reale riscontrato in sede di analisi. A tal fine il laboratorio di cui al comma 3 provvede direttamente ad imprimere tale titolo, espresso in millesimi e decimi di millesimi, accanto al predetto marchio. 6. L'apposizione del marchio e del titolo di cui al comma 5 sono, in ogni caso, subordinati alla preventiva apposizione da parte del produttore, del proprio marchio di identificazione.
Note all'art. 34: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 13 vedi note all'art. 1.

Art. 35.
1. Il saggio facoltativo e l'apposizione del relativo marchio sull'oggetto saggiato, sono richiesti ed ottenuti a condizione che il presentatore dichiari di conoscere ed accettare l'eventuale danneggiamento che puo' derivare all'oggetto dall'applicazione di uno dei metodi di analisi previsti dal presente regolamento. 2. Se e' presentato al saggio facoltativo un considerevole numero di oggetti, al fine di garantire modalita' omogenee di prelevamento, il numero degli esemplari da cui estrarre i campioni di analisi, per ogni tipologia produttiva e lega utilizzata e' fissato dallo schema riportato nell'allegato VIII, che puo' essere modificato con decreto del Ministro delle attivita' produttive. 3. In presenza di esito positivo delle analisi si procede, in alternativa su richiesta dell'interessato, all'applicazione del marchio su tutti gli oggetti, ovvero, alla certificazione dell'intera partita. 4. Nel primo caso previsto dal comma 3 le operazioni di marchiatura sono eseguite direttamente dal presentatore degli oggetti o da un suo delegato, sotto il diretto controllo del personale del laboratorio, altrimenti il certificato di analisi, indicante la data, il peso, il titolo ed il metallo prezioso relativo, e' sigillato insieme agli oggetti cui si riferisce all'interno del laboratorio medesimo. Tale involucro reca all'esterno i sigilli comprovanti l'avvenuta certificazione. 5. Le spese per il saggio e per l'applicazione del suddetto marchio sulle materie prime e sugli oggetti sono a carico del richiedente.
Capo VI Oggetti placcati, dorati, argentati e rinforzati o di fabbricazione mista

Art. 36.
1. Sugli oggetti costituiti di metalli comuni recanti rivestimenti di oro e' consentita l'iscrizione del termine "dorato" od anche dei termini "placcato" e "laminato" seguito dal simbolo Au; tali termini, seguiti rispettivamente dai simboli Pt, Pd, Ag, sono usati anche per gli oggetti rivestiti di platino, palladio ed argento. 2. Sugli oggetti costituiti di sostanze non metalliche, senza pregiudizio di limite di peso specifico, recanti rivestimenti di metalli preziosi realizzati mediante procedimento di deposizione elettrogalvanica e' consentita l'apposizione di un particolare marchio di fabbrica composto da una impronta racchiusa in un ottagono, secondo il modello unificato di cui all'allegato IX, recante all'interno la sigla del produttore, l'indicazione "DG", il simbolo del metallo prezioso come indicato al comma 1, l'indicazione in cifre del peso del metallo fino espresso in grammi seguita dal simbolo "g" e la sigla della provincia dove il produttore ha la propria sede legale, a condizione che detti oggetti rispondano alle seguenti prescrizioni: a) il materiale ricoperto non e' alterabile ne' degradabile; b) il rivestimento ha uno spessore tale da consentire autonomamente, in ogni sua parte, l'applicazione delle indicazioni di cui al presente comma. 3. Il marchio particolare di fabbrica, privo dell'indicazione relativa al peso, e' depositato dagli interessati presso la camera di commercio competente per territorio, che stabilisce se lo stesso e' conforme alle prescrizioni del modello unificato di cui al comma 2 ed ha facolta' di vietare, in caso di difformita', l'uso del marchio stesso. 4. Con provvedimento del Ministero delle attivita' produttive si possono disporre variazioni e modifiche del modello unificato di cui al comma 2, in relazione alle esigenze che possono in concreto manifestarsi. 5. Contro i provvedimenti adottati dal funzionario responsabile ai sensi del comma 3 e' ammesso ricorso gerarchico al Segretario generale della stessa camera di commercio, che puo' richiedere parere tecnico al Ministero delle attivita' produttive. 6. Sugli oggetti costituiti da una lamina di metallo prezioso applicata su una lastra di metallo comune e' consentita l'apposizione, nell'ordine, di tutti i seguenti elementi: sigla della provincia in cui l'azienda ha sede legale, simbolo chimico del metallo prezioso, indicazione in cifra della massa di fino arrotondata al grammo seguita dal simbolo "g", e sigla del produttore coincidente con il numero caratteristico assegnato dalla camera di commercio ai sensi dell'articolo 29. 7. La denominazione "gioielleria" "oreficeria" e "argenteria" non sono applicabili agli oggetti di cui ai commi 1, 2 e 6. Su tali oggetti e' vietata l'impressione del marchio di identificazione, nonche' qualsiasi indicazione di titolo in millesimi o in carati, a norma dell'articolo 15 del decreto e, salvo quanto previsto ai commi 2 e 6, qualsiasi indicazione concernente la quantita' del metallo prezioso del rivestimento.
Nota all'art. 36: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 15 cosi' recita: "Art. 15. - 1. E' fatto divieto di imprimere indicazione di titoli in millesimi ed in carati, e comunque di imprimere altre indicazioni che possano ingenerare equivoci, sugli oggetti di metalli differenti da quelli preziosi, anche se dorati, argentati, ovvero placcati. 2. Le indicazioni del titolo ed il marchio sono obbligatorie per gli oggetti costituiti in parte di metalli preziosi, ed in parte di sostanze o metalli non preziosi; in tal caso, su questi ultimi devono essere apposte sigle od iscrizioni atte ad identificarli, secondo quanto stabilito dal regolamento. 3. Lo stesso obbligo di cui al comma 2 sussiste nei casi particolari, precisati dal regolamento, di oggetti in metalli preziosi che, per gli usi cui sono destinati e per esigenze di ordine tecnico. richiedano introduzione, nel loro interno, di mastice od altre sostanze non preziose, in deroga al disposto di cui all'art. 8. 4. Per tali oggetti il regolamento stabilisce, altresi', le modalita' con cui le sostanze estranee devono essere, anche quantitativamente, identificate.".

Art. 37.
1. Gli oggetti che, per loro natura o per gli usi cui sono destinati, sono completati con materiali diversi, non metallici, quali legno, osso, avorio, cuoio, porcellana, smalto, cristallo, marmi e pietre dure, sono soggetti all'obbligo della apposizione del titolo e del marchio, e non delle altre indicazioni di cui all'articolo 39, a condizione che i materiali non metallici siano fissati alle parti in metallo prezioso con adesivi o con collegamenti metallici chiaramente visibili. 2. Le lastre in metallo prezioso realizzate con la tecnica dello stampaggio a cui, a completamento, viene aggiunto successivamente un materiale plastico, o similare, portano impresso comunque il titolo ed il marchio di identificazione.

Art. 38.
1. Gli oggetti finiti, pronti per essere posti in commercio, che, per loro natura o per gli usi cui sono destinati o per esigenze di ordine tecnico, si compongono di parti in metallo prezioso e di parti in metallo comune sono soggetti all'obbligo della indicazione del titolo e del marchio e alle seguenti altre prescrizioni: a) tutte le parti in metallo comune sono chiaramente visibili e distinguibili, anche per colore, o smontabili dalle parti in metallo prezioso; b) su ciascuna delle parti in metallo non prezioso e' impressa in maniera visibile l'indicazione "M", racchiusa in un quadrato o, facoltativamente, l'indicazione "Metallo", ovvero il nome specifico del metallo o della lega impiegata, o per l'acciaio, l'indicazione "inox". 2. Sugli oggetti in lega di metallo prezioso e' fatto divieto di depositare metalli non preziosi, ad eccezione di iridio, osmio, rodio e rutenio, con il metodo di deposizione galvanica o metodi simili.

Art. 39.
1. Negli oggetti cavi di platino, palladio, oro e argento, e' vietata l'introduzione di metalli non preziosi e di sostanze di qualsiasi genere. 2. Ai sensi dell'articolo 15, comma 3, del decreto sono ammesse le seguenti eccezioni: a) negli oggetti parzialmente o totalmente rivestiti in lamina di metallo prezioso, e' consentito l'uso di mastice per fissare la lamina al suo supporto, a condizione che la densita' del mastice non sia superiore a 2,5 g/cm3 e che la sua percentuale in peso non superi il 25% del peso totale dell'oggetto, e che sia incisa l'indicazione "R" racchiusa in un quadrato, accompagnata dalla indicazione del peso del metallo, in grammi e decimi di grammo, seguita dal simbolo "g" per i rivestimenti in platino, palladio ed oro, e alle condizioni di cui alla successiva lettera c) per i rivestimenti in argento; b) nei piedi o basamenti di vasi, candelabri, coppe ed oggetti affini, che per praticita' di uso sono rinforzati ed appesantiti, e' ammessa la introduzione di un riempimento metallico, a condizione che questo sia applicato in maniera da poter essere smontato e che risulti totalmente visibile o che, se ricoperto con piastre o coperchi metallici o non metallici, tale copertura sia fissata in modo da poter essere, anche essa, agevolmente smontata. Su ogni parte di metallo comune, ivi comprese le piastre di copertura, deve essere impressa l'indicazione "metallo" ovvero il nome specifico del metallo o della lega impiegati. Nel caso in cui la piastra di copertura sia in metallo prezioso, essa reca il marchio di identificazione, l'indicazione del titolo, il termine "riempito", nonche' il peso del metallo fino espresso in grammi seguito dalla lettera "g" della piastra stessa; c) nei manici dei coltelli e' ammesso il riempimento con sostanze non metalliche senza pregiudizio dei limiti di densita', ed e' consentito altresi' che la lama sia fissata al manico con saldatura in metallo non prezioso a condizione che in ogni manico sia inciso il termine "riempito" o facoltativamente l'indicazione "R" racchiusa in un quadrato, accompagnata dalla indicazione del peso della lega di metallo prezioso, in grammi e decimi di grammo, seguita dal simbolo "g". Nei manici in argento, nei quali il peso del metallo prezioso e' inferiore o uguale a 50 grammi, detto peso pero' puo' essere espresso anziche' col suo valore effettivo, in maniera approssimata, facendo seguire la lettera "R" (riempito) da una delle seguenti notazioni: due cifre, separate dal simbolo "÷" seguite dalla lettera "g", nelle quali le cifre rappresentano, in grammi, i valori minimo e massimo entro i quali il peso stesso deve intendersi contenuto: 1÷2, 2÷3, 3÷5, 5÷7, 7÷10, 10÷13, 13÷16, 16÷20, 20÷25, 25÷30, 30÷35, 35÷40, 40÷45, 45÷50.
Note all'art. 39: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 15, comma 3, vedi note all'art. 36.

Art. 40.
1. Gli oggetti contenenti congegni a molla hanno le molle composte dello stesso metallo costitutivo dell'oggetto, con le eccezioni di cui appresso, nelle quali e' consentito l'impiego di molle in materiale non prezioso per motivi di funzionalita': a) anellini a molla, moschettoni con molle e braccialetti estensibili, ad elementi smontabili, con il limite di peso di 1,5 grammi; b) portasigarette, accendisigari, borsette, scatole, casse da orologio e, in genere, qualsiasi altro oggetto nel quale la presenza di molle di acciaio e' giustificata da esigenze tecniche e le molle stesse sono applicate in modo visibile e distinguibile dal metallo prezioso e il loro peso non supera 1g per il platino, palladio ed oro e di 3 g per l'argento. 2. Nei casi di cui al comma 1, lettere a) e b), le molle non sono campionate per la determinazione del titolo. 3. Se gli oggetti di cui al comma 1, lettere a) e b), sono provvisti di molle di peso superiore a quelli indicati, o di organi in acciaio di varia natura, quali viti, perni, cerniere e simili, e' impressa l'indicazione "M" (metallo) racchiusa in un quadrato ed il peso complessivo delle parti in acciaio espresse in grammi e decimi di grammo seguito dal simbolo "g".
Capo VII Responsabilita' degli operatori, funzioni di vigilanza delle camere di commercio

Art. 41.
1. I commercianti all'ingrosso ed i rivenditori di oggetti in metalli preziosi hanno l'obbligo di controllare all'atto dell'acquisto della merce, la effettiva corrispondenza di essa alle indicazioni riportate nei documenti che li accompagnano, nonche' la presenza e la leggibilita' delle impronte del marchio e del titolo impresse sugli oggetti ed ogni altra eventuale indicazione la cui presenza e' imposta o consentita dal presente regolamento.

Art. 42.
1. La vigilanza sulla produzione e sul commercio dei metalli preziosi e' esercitata dal personale delle Camere di commercio anche nei confronti di coloro che producono, importano o rivendono oggetti placcati, argentati o rinforzati o di fabbricazione mista. 2. Il suddetto personale, per esercitare le funzioni di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria, ha frequentato con esito positivo un apposito corso teorico-pratico di formazione, inoltre, nell'esercizio della sua azione di vigilanza, esibisce la tessera di cui all'articolo 20, comma 2 del decreto.
Note all'art. 42: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 20 vedi note all'art. 1.

Art. 43.
1. Il personale di cui all'articolo 42 ha libero accesso ai locali delle aziende soggette alla sua vigilanza, ai sensi dell'articolo 21 del decreto, in tutto il tempo in cui questi sono aperti al pubblico o vi si esercita una normale attivita' lavorativa. 2. Quando i locali sono chiusi si procede, per accertare l'osservanza delle norme del decreto e del presente regolamento, nelle forme di legge. 3. In caso di rifiuto del libero accesso, da parte del titolare dell'azienda o di chi lo sostituisce, il personale preposto alla vigilanza puo' far ricorso all'ausilio della forza pubblica. 4. L'assenza del titolare o rappresentante legale della azienda non costituisce causa di impedimento per il libero accesso del personale ispettivo della camera di commercio. Note all'art. 43: - Il decreto legislativo 2 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 21 vedi note all'art. 1.

Art. 44.
1. Il prelevamento delle materie prime, dei semilavorati e degli oggetti, in sede di vigilanza, si effettua tenendo presenti, quanto alla qualita' e quantita' degli oggetti o delle parti di oggetto da prelevare, le modalita' di prelievo dei campioni di analisi, e tenendo presente altresi' l'esigenza di effettuare per ciascun campione di analisi, almeno quattro saggi, ove si manifesti la necessita' di ripetere il saggio, per esigenza del laboratorio di analisi o su richiesta delle parti o dell'autorita' giudiziaria. 2. Puo' essere prelevato l'intero oggetto, anche se di peso o di volume rilevante, se l'interessato preferisce non procedere, seduta stante, al ricavo dei campioni di analisi. 3. Gli oggetti in platino, palladio, oro e argento di piccola mole o di scarso peso sono prelevati nel numero di due o piu' esemplari, scelti a caso. 4. Il produttore, importatore o commerciante ha la facolta' di asportare dagli oggetti sottoposti a prelievo, preventivamente, le eventuali pietre preziose.

Art. 45.
1. All'atto del prelevamento di oggetti da sottoporre ad accertamento del titolo su di esso impresso, il produttore, importatore o commerciante ha il diritto di far inserire nel verbale eventuali dichiarazioni che ritiene utili ai fini dell'accertamento stesso ed in particolare, segnalazioni atte a favorire la classificazione dell'oggetto in una delle categorie per le quali e' ammessa una tolleranza sul titolo, a norma dell'articolo 3, comma 4, del decreto. 2. Il verbale di prelevamento delle materie prime o degli oggetti da sottoporre al controllo del titolo e' sottoscritto dal funzionario della camera di commercio che opera il prelevamento e dal titolare dell'azienda o da persona che ha il potere di rappresentarlo. 3. Il detto titolare, o il suo rappresentante, e' avvertito agli effetti delle disposizioni di cui agli articoli 21 e 22 del decreto. 4. Sul verbale di cui al comma 2, oltre alle indicazioni prescritte a norma dell'articolo 21, comma 3, del decreto, sono indicati il luogo e le circostanze in cui si effettua il prelevamento ed ogni altra indicazione atta ad identificare compiutamente le persone dei verbalizzati. 5. Se il prelevamento effettuato presso aziende commerciali o che operano nei casi previsti dall'articolo 17 del decreto riguarda oggetti con marchi di identificazione altrui, il titolare della azienda, o chi nell'occasione lo rappresenta, ha la facolta' di far inserire a verbale la formale richiesta che i reperti siano trattenuti presso la camera di commercio competente per almeno cinque giorni, prima dei successivi adempimenti di cui all'articolo 46, affinche' il produttore o i produttori, opportunamente avvertiti da esso titolare, abbiano modo di intervenire in tempo utile con proprie eventuali deduzioni. 6. In caso di assenza del titolare dell'azienda e di persona che ha il potere di rappresentarlo, le materie prime o gli oggetti prelevati sono chiusi in plichi sigillati dallo stesso funzionario che ha operato il prelevamento, e dati in consegna alla persona, che, al momento, ha in affidamento l'azienda. La consegna e' effettuata con verbale, nel quale e' notificato l'obbligo di presentare i plichi sigillati presso la sede della camera di commercio, entro il termine indicato dal verbalizzante secondo le esigenze del servizio, comunque non inferiore alle successive ventiquattro ore. 7. La procedura della consegna diretta dei campioni presso la camera di commercio da parte dell'azienda puo' anche essere disposta dal funzionario che ha proceduto al prelievo. In tal caso si osservano le modalita' del comma 6 relativamente alla chiusura e suggellatura dei campioni e al termine di consegna.
Note all'art. 45: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 3, comma 4, vedi note all'art. 1. - Per l'art. 21 vedi note all'art. 1. L'art. 22 cosi' recita: "Art. 22. - 1. Ai fini dell'art. 21 i saggi sono eseguiti con i metodi prescritti dal regolamento, non danno luogo ad indennizzo ed i risultati devono essere indicati in appositi certificati.". - Per l'art. 17 vedi note all'art. 14.

Art. 46.
1. I campioni relativi a materie prime, semilavorati e oggetti prelevati a norma degli articoli 44 e 45, racchiusi in involucri autosigillanti debitamente firmati dal funzionario che ha effettuato il prelevamento e dal proprietario dello stesso materiale prelevato o da chi nella occasione lo rappresenta, sono consegnati o inviati al prescelto laboratorio di analisi, per l'esecuzione dei necessari saggi, a cura dello stesso funzionario della camera di commercio competente che ha effettuato il prelevamento.

Art. 47.
1. Il risultato del saggio e' trasmesso dal laboratorio di analisi alla camera di commercio competente, mediante apposito certificato accompagnandolo con i campioni e gli oggetti prelevati e con i residui dei campioni e degli oggetti stessi. 2. Se il titolo e' riscontrato conforme a quello legale o dichiarato, tenuto conto delle tolleranze eventualmente ammesse e dell'errore massimo ammissibile in sede di analisi, i campioni e gli oggetti prelevati, con i residui dei campioni e degli oggetti stessi, sono ritirati dal proprietario presso la competente camera di commercio entro e non oltre sessanta giorni dalla data di ricevimento della relativa comunicazione effettuata a cura della stessa camera; trascorso tale termine la restituzione e' effettuata d'ufficio da parte della camera di commercio a spese del proprietario stesso. 3. Copia del certificato di cui al comma 1 e' rilasciata all'interessato, su richiesta del medesimo. 4. Se il titolo e' riscontrato non conforme a quello legale o dichiarato, tenuto conto delle tolleranze eventualmente ammesse e dell'errore massimo ammissibile in sede di analisi, la competente camera di commercio applica le sanzioni di cui all'articolo 25 del decreto e ne da' comunicazione al Questore, ai sensi del comma 3, dello stesso articolo. 5. Nel caso di cui al comma 4 i frammenti degli oggetti e dei campioni, prelevati e non utilizzati per l'effettuazione del saggio, ed i residui del saggio medesimo sono trattenuti dalla camera di commercio, per gli eventuali adempimenti previsti dagli articoli 25 e 26 del decreto e dalle norme vigenti in materia di sanzioni.
Nota all'art. 47: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. L'art. 25 cosi' recita: "Art. 25. - 1. Salva l'applicazione delle maggiori pene stabilite dalle leggi vigenti qualora il fatto costituisca reato, per le violazioni delle norme del presente decreto si applicano le seguenti sanzioni: a) chiunque produce, importa e pone in commercio o detiene materie prime ed oggetti di metalli preziosi senza aver ottenuto l'assegnazione del marchio, ovvero usa marchi assegnati ad altri ad eccezione di quanto previsto all'art. 17, ovvero usa marchi non assegnati o scaduti o ritirati o annullati e' punito con sanzione amministrativa da L. 300.000 a L. 3.000.000. La stessa sanzione si applica anche a chi pone in commercio o detiene per la vendita materie prime ed oggetti di metalli preziosi privi di marchio di identificazione o di titolo, ovvero muniti di marchi illeggibili e diversi da quelli legali; b) chiunque produce materie prime ed oggetti di metallo prezioso il cui titolo risulti inferiore a quello legale impresso, e' punito con sanzione amministrativa da L. 600.000 a L. 6.000.000; c) chiunque pone in commercio o detiene per la vendita materie prime od oggetti di metallo prezioso il cui titolo risulti inferiore a quello legale impresso, e' punito con la sanzione amministrativa da L. 150.000 a L. 1.500.000, salvo che dimostri che egli non ne e' il produttore e che gli oggetti non presentano alcun segno di alterazione; d) chiunque fabbrica, pone in commercio o detiene per la vendita oggetti di metalli comuni con impresso un titolo, anche diverso da quelli previsti dal presente decreto, oppure con indicazioni letterali o numeriche che possono confondersi con quelle indicate dal presente decreto, e' punito con la sanzione amministrativa da L. 60.000 a L. 600.000; e) chiunque smarrisce uno o piu' marchi di identificazione e non ne fa immediata denuncia alla camera di commercio e' punito con la sanzione amministrativa da L. 60.000 a L. 600.000. 2. La sanzione di cui al comma 1, lettera d) si applica altresi' nei casi di inosservanza alle disposizioni di cui all'art. 8, commi 6, 7, 8, 9 e 10, all'art. 9, all'art. 11, comma 4, all'art. 15, all'art. 24, commi 3 e 4, nonche' di quelle stabilite dal regolamento. 3. Copia del rapporto concernente taluna delle violazioni alle disposizioni del presente decreto e' trasmessa al questore.". L'art. 26 cosi' recita: "Art. 26. - 1. Salvo i casi di particolare tenuita', qualora il fatto costituisca reato, alla condanna penale consegue la pubblicazione della sentenza a norma dell'art. 36 del codice penale. 2. In caso di recidiva, ferme restando le disposizioni di cui agli articoli 99 e seguenti del codice penale ove applicabili, alla sanzione consegue la sospensione dall'esercizio della attivita' di produzione o commercio di materie prime od oggetti di metalli preziosi per un periodo da un minimo di quindici giorni ad un massimo di sei mesi. Nella determinazione del periodo di sospensione dall'esercizio dell'attivita' si tiene conto del periodo di sospensione eventualmente eseguito, per i medesimi fatti, a norma dell'art. 10 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 193 1, n. 773.".
Capo VIII Sistemi di certificazione, laboratori di analisi

Art. 48.
1. I laboratori di analisi, operano, oltreche' secondo quanto stabilito nel presente regolamento, secondo i criteri generali espressi dalla norma di cui all'allegato X con particolare riferimento alle prove sui metalli preziosi eseguite secondo i metodi previsti all'articolo 11 ed assicurano la riferibilita' delle misure ai campioni nazionali. 2. I responsabili tecnici dei suddetti laboratori sono muniti del diploma di laurea o equivalente in chimica o in chimica industriale oppure del diploma di perito chimico.

Art. 49.
1. Ai fini dell'abilitazione di cui all'articolo 18, comma 1, del decreto, i laboratori interessati sono sottoposti a visite ispettive periodiche, condotte in conformita' ai criteri generali espressi dalla norma di cui all'allegato X, da parte di ispettori per la qualita' in possesso dei requisiti di cui all'articolo 50. 2. I criteri generali da seguire per la suddetta abilitazione sono i seguenti: a) presentazione della domanda, specificando le prove per le quali si chiede l'abilitazione; b) entro trenta giorni dalla presentazione della domanda, la camera di commercio competente designa un ispettore, ed invia a quest'ultimo la documentazione per l'esame preliminare. Accertata la completezza e la correttezza della documentazione l'ispettore ne da' comunicazione alla camera di commercio competente che provvede, sentito anche il laboratorio, a stabilire la data per la visita ispettiva; c) l'abilitazione e' concessa a seguito del buon esito della visita ispettiva e della soluzione di eventuali non conformita' emerse; entro sessanta giorni dalla prima visita ispettiva la camera di commercio competente rilascia l'abilitazione. 3. La vigilanza sui laboratori gia' abilitati ha periodicita' annuale e la conferma dell'abilitazione e' subordinata al buon esito della visita ispettiva ed alla soluzione delle eventuali non conformita' emerse. 4. Le visite ispettive sono finalizzate a verificare che il laboratorio operi secondo quanto stabilito dal presente regolamento. 5. Al termine della visita ispettiva e' redatto il rapporto di verifica che, assieme ad una lista di controllo ed alla documentazione comprovante la soluzione delle eventuali non conformita', e' trasmessa dall'ispettore alla camera di commercio competente per territorio. Questa provvede al rilascio o meno dell'abilitazione oppure alla sua conferma nel caso di laboratori gia' abilitati. 6. La lista di controllo e la modulistica utilizzata dagli ispettori e' stabilita uniformemente da Unioncamere a livello nazionale ed eventualmente aggiornata, sentito il Ministero delle attivita' produttive. 7. I costi relativi alle procedure di abilitazione, alle visite ispettive e alla relativa conferma annuale, sono a carico del laboratorio richiedente l'abilitazione. 8. Presso ogni camera di commercio e' tenuto un registro dei laboratori abilitati che e' aggiornato a cura della camera e che la pubblica amministrazione ha facolta' di consultare gratuitamente anche mediante tecniche informatiche e telematiche. Tale registro e' pubblico.
Note all'art. 49: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 18 vedi note all'art. 1.

Art. 50.
1. Gli ispettori per la qualita' sono iscritti da ciascuna camera di commercio in un elenco consultabile su tutto il territorio nazionale. Essi sono scelti con criteri di imparzialita' e rotazione ed operano con modalita' omogenee stabilite da Unioncamere su tutto il territorio nazionale, sentito il Ministero delle attivita' produttive. 2. L'iscrizione all'elenco e' subordinata ad almeno una delle seguenti condizioni, oltre a quella di possedere una comprovata esperienza nel saggio dei metalli preziosi: a) essere iscritti nell'elenco ispettori tecnici per la qualita' di un ente di accreditamento di laboratori che opera secondo la norma di cui all'allegato X e che ha stipulato ampi accordi di mutuo riconoscimento in ambito europeo; b) essere qualificati come ispettori interni per la qualita' dei laboratori di prova delle camere di commercio o loro aziende speciali; tali ispettori operano nel settore del saggio dei metalli preziosi o hanno frequentato e superato un corso di qualificazione sulle analisi di saggio dei metalli preziosi condotte secondo i metodi stabiliti all'articolo 11. 3. La cancellazione dall'elenco avviene per perdita di tali requisiti o con provvedimento motivato del segretario generale della camera di commercio.

Art. 51.
1. Il fabbricante o il suo mandatario che si avvale della facolta' di certificazione aggiuntiva si rivolge ad uno dei laboratori di analisi, oppure ad un organismo di certificazione che opera secondo le norme di cui all'allegato X e che risulta rivolto al settore produttivo dei metalli preziosi, che e' accreditato da un organismo che opera secondo la norma di cui al suddetto allegato X e che ha stipulato ampi accordi di mutuo riconoscimento in ambito europeo. 2. Se l'organismo di certificazione non provvede direttamente all'analisi di saggio, si rivolge ad uno dei laboratori di cui all'articolo 48 oppure ad un laboratorio accreditato per l'analisi dei metalli preziosi secondo le norme di cui all'allegato X che applica metodi di analisi di cui all'articolo 11 e opera nell'ambito dell'Unione europea.

Art. 52.
1. Al fine di richiedere la certificazione aggiuntiva, gli interessati presentano al laboratorio o all'organismo prescelto una domanda nella quale sia specificata la finalita' di garantire la conformita' degli oggetti, dei semilavorati e delle materie prime alle disposizioni del presente regolamento. 2. In tale domanda, inoltre, l'interessato autorizza il laboratorio o l'organismo prescelto a svolgere periodicamente, e comunque almeno tre volte l'anno, presso le sedi di produzione e deposito, controlli sui lavori pronti per la vendita, mediante prelievi di campioni da sottoporre ad analisi di saggio. 3. Le modalita' di prelievo sono quelle indicate agli articoli 7 e seguenti. 4. Per ogni tipologia produttiva e tipo di lega utilizzata il numero di esemplari che costituisce il campione di saggio e' fissato dallo schema riportato all'allegato VIII, che puo' essere modificato con decreto del Ministro delle attivita' produttive. 5. I laboratori e gli organismi di certificazione trasmettono alla rispettiva camera di commercio competente per territorio, annualmente, un elenco aggiornato delle aziende che si avvalgono della certificazione aggiuntiva.

Art. 53.
1. A seguito della domanda di certificazione, il laboratorio o l'organismo prescelto svolge una prima visita presso l'azienda, atta a verificare che i prodotti pronti per la vendita siano conformi alle norme di legge, in particolare per quel che riguarda l'apposizione dei marchi, e prelevano un campione di analisi con le modalita' di cui all'articolo 52. 2. Se l'esito della prima visita e' positivo, anche per quel che riguarda l'analisi del campione prelevato, il laboratorio o l'organismo rilascia all'azienda, entro sessanta giorni dalla visita, la certificazione di cui all'articolo 51. 3. Su richiesta, il laboratorio o l'organismo puo' concedere all'azienda certificata l'uso di un logo, la cui utilizzazione da parte dell'azienda medesima e' condizionata alla permanenza della certificazione. 4. Le caratteristiche e le modalita' d'uso del logo sono stabilite dal laboratorio o dall'organismo che rilascia la certificazione. 5. L'impronta del logo suddetto e' depositata presso la camera di commercio competente per territorio. All'atto dell'aggiornamento dell'elenco delle aziende certificate di cui all'articolo 52, comma 5, tale impronta e' altresi' riprodotta sul registro, a fianco dell'indicazione del laboratorio o organismo che certifica l'azienda interessata. 6. Il funzionario responsabile stabilisce se l'impronta di cui al comma 4 contiene eventuali indicazioni atte a ingenerare equivoci con i titoli ed i marchi di identificazione, ed ha la facolta' di vietare, in caso affermativo, l'uso del marchio stesso. Contro tale provvedimento e' ammesso ricorso gerarchico al segretario generale della camera di commercio competente, che puo' richiedere parere tecnico al Ministero delle attivita' produttive.

Art. 54.
1. Copia dei certificati di analisi dei campioni di cui all'articolo 53, comma 1, sono inviati all'azienda interessata che li conserva per almeno cinque anni. 2. Se il laboratorio o l'organismo di certificazione verifica che i campioni saggiati non sono conformi alle disposizioni di legge o che comunque il titolo reale riscontrato sugli oggetti e' inferiore a quello indicato, revoca la certificazione e ne da' comunicazione immediata alla camera di commercio competente, che provvede a cancellarla come azienda certificata secondo quanto previsto all'articolo 28, comma 1, lettera l). 3. Nel caso di cui al comma 2, l'azienda interessata puo' richiedere nuovamente la certificazione aggiuntiva non prima di sei mesi.
Capo IX Sanzioni

Art. 55.
1. Salva l'applicazione delle maggiori pene stabilite dalle leggi vigenti qualora il fatto costituisca reato, la inosservanza delle disposizioni del presente regolamento, non rientranti tra quelle gia' previste nell'articolo 25 del decreto, e' punita con la sanzione amministrativa da euro 30,99 ad euro 309,87.
Note all'art. 55: - Il decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 251, reca disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell'art. 4" della legge 24 aprile 1998, n. 128. - Per l'art. 25 vedi note all'art. 47.

Art. 56.
1. Se le infrazioni si riferiscono alla dubbia autenticita' dei marchi, si procede al sequestro ed all'inoltro all'autorita' giudiziaria. 2. Se le infrazioni si riferiscono all'eccessiva usura dei marchi di identificazione, ovvero all'assenza ed all'incompletezza od alla illeggibilita' delle impronte del marchio o del titolo apposte sulle materie prime o sugli oggetti, si procede al sequestro. 3. Il sequestro di cui al comma 2 e' effettuato, con le stesse modalita' previste dall'articolo 46, anche per gli oggetti gia' posti in commercio se non recano le indicazioni prescritte.
Capo X Norme finali

Art. 57.
1. Il riferimento, negli articoli 11, 48, 49, 50 e 51, alle norme tecniche di cui agli allegati II e X puo' essere modificato o variato con provvedimento del Ministero delle attivita' produttive, in relazione alle esigenze che possono in concreto manifestarsi.

Art. 58.
1. E' abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1970, n. 1496. Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a Roma, addi' 30 maggio 2002 CIAMPI Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri Marzano, Ministro delle attivita' produttive Scajola, Ministro dell'interno Visto, il Guardasigilli: Castelli
Allegato I (articolo 4, comma 7) Allegato II (articolo 11, comma 1) Allegato III (articolo 12, comma 1) Allegato IV (articolo 15, comma 3) Allegato V (articolo 16, comma 1) Allegato VI (articolo 15, comma 7) Allegato VII (articolo 34, comma 2) Allegato VIII (articolo 35, comma 2 e articolo 52, comma 4) Allegato IX (articolo 36, comma 2) Allegato X (articoli 48, 49, 50 e 51


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